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6 Agosto 2016

Band of Horses WHY ARE YOU OK

2016 - Interscope Records
[Uscita: 10/06/2016]

Stati Uniti  #consigliatodadistorsioni     

 

band ofQuinto album in dodici anni di vita per la band di Seattle Band of Horses: “Why Are You Ok” esce per la Interscope Records dopo la non felicissima esperienza (ma parliamo esclusivamente dal punto di vista artistico, che anzi il disco li conferma band di successo commerciale) del precedente “Mirage Rock” del 2012 uscito per la major Columbia. Altra novità la presenza come produttore di Jason Lytle dei Grandaddy. Era quindi lecito aspettarsi qualche novità da Ben Bridwell e compagni. Ed effettivamente qualcosa è cambiato, gli arrangiamenti indulgono meno alla magniloquenza, c'è un'aria più intimista in diversi brani, probabilmente la produzione di Lytle ha contribuito ad accentuare il tono agreste, roots di certe canzoni. A questo aggiungiamo come il disco e i testi siano stati in gran parte influenzati dal grande impegno profuso da Bridwell nel suo ruolo di padre di ben quattro figli, tanto che ha dichiarato di comporre esclusivamente di notte in quanto preso a tempo pieno dai suoi doveri familiari. Come si è normalizzato gran parte dell'universo rock!

 

Il risultato è un discreto disco di folk rock, impregnato di country e southern rock, dove non tutto funziona a dovere, alcune canzoni lasciano freddini e un po' di noia rischia di affacciarsi qui e là, ma dall'altra parte mostrano una band che dà segni di ripresa; non raggiungerà le vette degli esordi, ma sembra uscita dalle sabbie mobili del mainstream nelle quali gli ultimi due album rischiavano di farla impantanare. Così a fronte di episodi ofdebolucci come Even Still, piatta e incolore, incapace di  emozionare o l'iniziale Dull Times/The Moon, sette minuti divisi in due parti, una più evocativa e sentimentale e l'altra più elettrica, poco ispirata e fin troppo dominata dalla voce di Bridwell, al pomposo arrangiamento orchestrale che non giova ad Hag, ci sono Casual Party che ha un bel tiro rock, Throw My Mess, un bel country dall'efficace intreccio chitarristico e niente male l'intima In A Drawer con J. Mascis seconda voce. Lying Under Oak è un folk ispirato, in cui la voce di Bridwell è finalmente misurata. In conclusione un disco che scorre via piacevolmente, con qualche intoppo e qualche guizzo, e che suscita una doverosa raccomandazione: più libertà ai figli e più rock! 

 

Voto: 6.5/10
Ignazio Gulotta

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