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11 Agosto 2020

Deep Purple Whoosh!

2020 - Edel Germany GmbH
[Uscita: 07/08/2020]

Dati più volte per scomparsi nei meandri paurosi dell’Ade musicale e consegnati alla leggenda del rock come reperti museali, i Deep Purple sono ancora qui. Non erano bastati i due albi precedenti, “Now What?!” del 2013 e “inFinite” del 2017, quest’ultimo rassegnato alla stampe da loro stessi come il capitolo finale di una storia già prodigiosa, a far decollare financo presso gli aficionados più accaniti l’idea di una freschezza sonora ancora pregevole. Trasvolato nel mondo dei più il formidabile Jon Lord e sdegnante ogni ipotesi di ritorno il folle elfo Ritchie Blackmore, i Nostri, con a capo l’intramontabile Ian Gillan, validamente coadiuvato da Ian Paice alle pelli e Roger Glover al basso, mai domi, reclutavano quanto di meglio offriva loro il panorama del rock mondiale, ovvero il grande Steve Morse alla chitarra e il pirotecnico Don Airey alle tastiere, e riportavano in pista l’astronave color porpora. Due album di ragguardevole livello (da noi recensiti), a dimostrare che la storia non era ancora del tutto compiuta e la consegna agli annali della leggenda poteva ben attendere. Ora, per i tipi della Edel esce l’ennesimo tassello discografico dei Deep Purple, “Whoosh!”. Un album all’altezza dei precedenti, già ottimi, con un sound fresco e sorprendente, sebbene saldamente ancorato alla tradizione migliore del classic rock, con puntate in territori ‘progressive’ favorite dall’uso sapiente e massiccio delle tastiere, soprattutto. Tredici frammenti di rimarchevole spessore, a partire dal classico incedere dell’inaugurale Throw My Bones, in cui la voce equilibrata e diligentemente dosata di Gillan duetta con gli strumenti, soprattutto chitarra e tastiere, in virtuosa simbiosi. La chitarra del prode Morse recita un ruolo predominante in Drop The Weapon, validamente fiancheggiata dalle evoluzioni tastieristiche di Don Airey, mentre su cadenze blues-rock di notevole impatto si attesta la traccia successiva, We’re All The Same In The Dark. Nothing At All, manifesta chiaramente quella vena rock-progressive della quale si accennava, con intrecci di tastiere e chitarra di grande suggestione, il tutto abilmente corredato dalla voce di Gillan. Altre tracce che ci paiono degne di particolare menzione: la superba Long Way Round che parte su cadenze di classico hard rock, per poi dipanarsi lungo nastri di matrice progressive, con le tastiere a dominare il proscenio; la meditativa escursione nelle siderali plaghe del suono di The Power Of The Moon, con la chitarra di Steve Morse che tesse liquide trame lunari sui padiglioni auricolari; l’umanitaria tirata, con tanto di spoken word, di Man Alive, qua e là punteggiata dai graffi chitarristici di Morse; il blues sghembo e ammaliante di And The Address, prima del suggello finale, Dancing In My Sleep, chitarra e voce in grande spolvero, prima che le tastiere disegnino un affresco dal sapore rhythm’n’blues di notevole fattura. Ebbene sì: i Deep Purple non muoiono mai, per nostra fortuna.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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