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16 Gennaio 2019

Wolfgang Muthspiel WHERE THE RIVER GOES

2018 - ECM Records
[Uscita: 05/10/2018]

Austria   #consigliatodadistorsioni    

 

Copertina_MuthspielIl chitarrista austriaco esce con un nuovo progetto per la solerte etichetta di Monaco di Baviera avvalendosi del quintetto che lo aveva già accompagnato in “Rising Grace” del 2016: Ambrose Akinmusire alla tromba, Brad Mehldau al piano, Larry Grenadier al contrabbasso e l’introduzione di Eric Harland alla batteria in sostituzione di Brian BladeWolfgang Muthspiel si contorna di musicisti dalla notevole caratura che pur mantenendo la propria individualità riescono a fare un ottimo lavoro di squadra. Il musicista di Judenburg, autore di tutte le otto tracce, si alterna tra chitarra elettrica e acustica con grande versatilità. I brani, come appare già evidente in Where The Rivers Goes, si articolano a partire dall’introduzione in solo della chitarra, successivamente gli altri componenti si aggiungono per l’esposizione del chorus e lo sviluppo dei singoli assoli. La chitarra procede con un fraseggio fluido ma a volte volutamente dislessico, il timbro è caldo ma dalle velature malinconicamente algide. Descendants vede un perfetto equilibrio tra Akimunsire, preciso e composto dal timbro levigato, e Muthspiel pacato e misurato negli interventi. Il risultato è un jazz da camera dalla venature riflessive come un paesaggio del pittore Edvard Munch.

 

Come nel disco precedente il chitarrista punta qui su toni ovattati, umori descrittivi, toni docili; una commistione tra jazz e folklore senza che mai l’umore ceda il passo a un manierismo di facciata. Buenos Aires, per chitarra acustica, ci accompagna dolcemente downloadper le strade di una città sfavillante, con qualche accenno di bossa nova. One Day My Prince Was Gone si diverte a giocare con il titolo di un famoso standard (Someday My Prince Will Come) asportando ogni alone di ottimismo, certamente il brano  apparentemente meno costruito e che lascia spazio all’improvvisazione collettiva. Non poteva ovviamente mancare un blues (Blueshead) che permette a Granadier e Mehldau, entrambi in splendida forma, di mettersi in evidenza. Clearing permette ancora a Mehldau di esprimere le sue doti di magico incantatore della tastiera. Un album intimo, dai sentori delicati, che costringe a rallentare i ritmi per un ascolto che ha bisogno di tempo come un buon vino appena aperto che va lasciato decantare affinché raggiunga tutta la sua complessità.

 

Voto: 8/10
Nicola Barin

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