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27 Agosto 2015 ,

JEFF The Brotherhood WASTED ON A DREAM

2015 - Infinity Cat
[Uscita: 24/03/2015]

Stati Uniti   

 

jeff_wotd_hiresDa Nashville, Tennessee, tornano JEFF The Brotherhood, il funambolico duo di “Hypnotic Nights”. Al loro ottavo album nel giro di 13 anni, i due fratelli Jake e Jamin Orrall ripropongono il matrimonio (neanche troppo felice) tra estetica DIY e riff hard, lenti accordi di blues che si aprono in slanci melodici in odore di Nirvana o nel migliore dei casi dei Dinosaur Jr più pop. All’insegna del rock targato e sponsorizzato (neanche stiamo a fare il noioso elenco dei nomi che gravitano dietro al duo) i fratelli si gettano a capofitto in un mare di mercurio con la metalloide Voyage Into Dreams: una tirata ipno-hard che rende piacevole la presentazione della band. Per il resto, tutto quello che segue la prima canzone è un continuo sabotaggio dei proprio miti adolescenziali (Nirvana, Mudhoney, Smashing Pumpkins) e quello di ascolti più maturi (al solito: Black Sabbath, Blue Cheer, Stooges, Jimi Hendrix). Ogni riff viene tramutato in una cantilena pop senza spessore (Cosmic Vision, Mystified Mind, Black Cherry Pie) recuperando ad esempio il riff di Iron Man (e il cantato di Ozzy Osbourne) in Melting Place, che eppure riesce ad inseguire una coda con tanto di assolo alla Ty Segall. 

 

jeff_the_brotherhood08_website_image_ytnv_wuxgaIn My Dreams è cantata da Bethany Cosentino dei Best Coast ed è subito nostalgia pop-punk pompata dai fuzz; Karaoke, TN addirittura introduce coretti e siamo nel pericoloso territorio dei Blink 182. Coat Check Girl  perde qualsiasi velleità subito dall’inizio e si svela un’innocua filastrocca punk. What’s A Creep fa i muscoli ma stempera presto la sua energia hardcore. Quella che dovrebbe essere una ballata finale, Prairie Song, è una mezza tamarrata degna dei Nickelback. I J.T.B. partono con le migliori jeff-the-brotherhood-live-nj+10intenzioni ma la strada che percorrono li obbliga a fare inevitabilmente scelte sbagliate. Riproducono l’orgoglio redneck senza prestare attenzione al blues o al soul filtrato dal southern rock. La chitarra punta verso Jimi Hendrix e Tony Iommy senza averne né l’intensità né la cattiveria. I ritornelli sfumano uno dietro l’altro, inconsistenti. Nota positiva: il flauto di Ian Anderson in Black Cherry Pie. Davvero ispirato. Peccato che non faccia parte dei Jeff The Brotherhood. 

 

Voto: 5/10
Ruben Gavilli

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