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5 Gennaio 2014 , ,

Tim Hecker VIRGINS

2013 - Kranky
[Uscita: 14/10/2013]

hecker-virgins# Consigliato da Distorsioni

 

Tim Hecker è un musicista canadese proveniente da Vancouver, che si è imposto nell’ultimo decennio come uno degli interpreti più interessanti dell’elettronica ambient-drone, rilasciando album come "Radio Amor" (2003), "Harmony in Ultraviolet" (2006) e "Ravedeath, 1972" (2011). Se "Harmony in Ultraviolet" era una sorta di osservazione della realtà attraverso le lenti distorte del rumore, "Ravedeath, 1972" si proponeva invece come un’esplorazione delle forme fisiche del decadimento, del ridursi delle cose a rumore entropico e radiazione di fondo. “Virgins” è il settimo lavoro del musicista canadese rilasciato sempre per la Kranky. Il titolo Virgins rimanda, per assonanza, al virginale, tipo di clavicembalo che Tim Hecker utilizza per caratterizzare le sonorità dell’album, sebbene poi le manipoli e le alteri con pesanti strati di elettronica. L’immagine di copertina mostra l’interno di una basilica durante un restauro, in cui compare in primo piano una statua con le braccia distese (della Vergine o del Cristo), coperta da un tendaggio protettivo. Questa immagine insieme all’uso massiccio del clavicembalo e dell’organo a canne, evoca immediatamente l’idea di un album caratterizzato da temi liturgici, tant’è che lo stesso musicista canadese definisce (provocatoriamente) Virgins come un album teologico, confermando l’attuale propensione di un certo minimalismo all’esplorazione del sacro.

 

tim-heckerMa in Virgins Hecker si diverte a trasfigurare e trasformare quelle sonorità in ossimori sonori striduli e disturbanti, riprendendo lo stesso approccio musicale utilizzato da Ben Frost che fa emergere i sentimenti contrastanti di tensione ed inquietudine direttamente dall’inconscio. Tim Hecker non cerca di descrivere la purezza del sentimento religioso, ma al contrario le sue contraddizioni, quelle che legano la lucentezza del sacro all’oscurantismo diffuso nelle società contemporanee, con le sue guerre al terrore, le sue purificazioni ed i suoi effetti collaterali, esemplificati al meglio dal brano Incense at Abu Ghraib, ispirato probabilmente dalla somiglianza della statua mostrata in copertina con alcune immagini delle torture americane in Irak. Rispetto alle sonorità vaghe e nebbiose di "Ravedeath, 1972", quelle di Virgins risultano caratterizzate da maggiore ruvidezza ed abrasività, quasi a voler creare un legame tra la purezza del sacro e la violenza legata all’assoluto. L’album è diviso in due parti, di cui la prima è caratterizzata dalle sonorità nervose e ritmiche del clavicembalo (Virginal I, Radiance, Live Room e Virginal II) mentre la seconda da sonorità più ruvide e disturbanti (Incense at Abu Ghraib, Stigmata I, Stigmata II e Stab Variation). Un album probabilmente inferiore ai precedenti, ma che continua ancora ad esprimere una delle elettroniche più espressive ed interessanti degli ultimi anni.

 

Voto: 7/10
Felice Marotta

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