Migliora leggibilitàStampa
19 Ottobre 2020 ,

Sault Untitled (Black Is) / Untitled (Rise)

2020 - Forever Living Orginals
[Uscita: 18/09/2020]

Strana entità il progetto Sault: anche quest'anno, l'enigmatico collettivo pubblica un po' a sorpresa due album, interrelati in maniera forse ancor più stretta degli ottimi “5” e “7” del 2019, titoli che ci hanno fatto scoprire questi particolari “Banksy della black music”. Azzardiamo facetamente questo paragone – no, non prendetela come un'ipotesi reale, nonostante sia di pubblico dominio il fatto che sia proprio un signor musicista ad essere fantasticato come il vero volto del misterioso street artist – perché nei due ultimi lavori usciti a sorpresa, i Sault sembrano affrontare in maniera assai marcata tematiche sociali legate all'attualità.

Due album nerissimi, apparentemente anonimi dietro i quali in realtà si celano titoli che rivendicano chiaramente un senso d'identità - “Black Is” - e un desiderio di libertà e rivalsa - “Rise”, appunto. Trentacinque brani, fra canzoni complete ed intermezzi spoken word, attraverso i quali compiere un viaggio immersivo nella più grande black music, nel bel mezzo dell'era del #blacklivesmatter: i Sault fanno propria la lezione dei grandi del passato, celebrando e rivendicando la dignità della propria cultura musicale e non, attraverso una grande danza alla quale tutti sono invitati, senza alcuna differenza di colore. Quello dei Sault è di fatto ancora una volta un album in due parti, all'interno del quale troviamo un universo musicale incredibile: da Sly Stone a Fela Kuti, da Marvin Gaye a Prince, dai Funkadelic a D'Angelo, i due “Untitled” propongono un repertorio che va dritto alle radici e al cuore senza distogliere lo sguardo da una realtà cupa – si pensi a titoli come Scary Times, Street Fighter, Hard Life o Bow (splendido feat. con Michael Kiwanuka). L'approccio dei Sault ci sembra a metà strada fra il recupero delle radici a scopo battagliero operato dal rapper Kendrick Lamar nei suoi più recenti album – i capolavori “DAMN" e "To Pimp A Butterfly" - e la metodologia sperimentale/filologica del produttore britannico Richard Russell, che con il suo progetto “Everything Is Recorded” adotta una struttura compositiva molto simile a quella dei Sault, al punto da farci sì dubitare che nel collettivo ci sia anche il suo zampino. Tanta carne al fuoco non è sempre scevra di difetti: l'ascolto filato dei due album è certamente godibile ma a tratti un po' ostico per una certa disomogeneità che a volte lascia smarriti, ma il talento e le idee non mancano certamente e a prevalere è il senso di appagamento dato all'ascoltatore dalla poliedricità dei brani. Un doppio concept sperimentale dal fascino unico, che conferma gli enigmatici Sault fra le realtà più affascinanti del nuovo Soul ed R'n'B elettronico del ventunesimo secolo.

Voto: 7/10
Fabio Rezzola

Audio

Inizio pagina