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5 Ottobre 2023

AA.VV. Un Sentito Omaggio A Rodolfo Santandrea

2023 - Snowdonia Dischi
[Uscita: 06/10/2023]

Di dischi tributo ne sono stati realizzati moltissimi, ma perlopiù a essere omaggiati sono artisti famosi sia viventi che no, non si contano infatti i tributi ai vari Dylan, Cohen, Nick Drake o De André. Ma questa volta il disco ha sì il sapore di un meritato tributo a un personaggio notevole del panorama musicale italiano, ma anche quello di una riscoperta di un musicista la cui carriera artistica è stata come una luminosa meteora rinchiusa in poco più di un decennio e quattro dischi di cantautorato non convenzionale e alieno da qualunque compromissione col mercato discografico. Rodolfo Santandrea, che nel 1984 aveva vinto il Premio della critica al festival di Sanremo col bellissimo brano La Fenice, ha infatti chiuso la sua carriera musicale nel 1995 per dedicarsi all’insegnamento del violino ai bambini e a reinventarsi come musicista di strada. Una scelta coraggiosa di uno spirito indipendente e libero. Il disco nasce dalla collaborazione fra l’etichetta Snowdonia che ha curato la scelta dei brani e dei musicisti, l’impaginazione del disco con i bei disegni di Claudio Milano e il MEI di Faenza, città natale di Santandrea, che ha curato la stampa e il mastering, infatti “Un Sentito Omaggio A Rodolfo Santandrea” è il disco ufficiale dell’edizione 2023 e il 6 ottobre al Piccadilly nel corso del Meeting verrà presentato con un concerto che vedrà salire sul palco alcuni dei musicisti presenti nel disco. Per chi non conoscesse il cantautore romagnolo, per godere appieno il disco sarebbe una buona idea andare a sentire o risentire le sue canzoni, scoprirà un autore di notevole spessore grazie al suo stile canoro in cui la dimensione pop si fonde con la tradizione italiana del belcanto, come accade fra le altre ne La Fenice, il suo brano di maggior successo, ma anche grazie a raffinati e originali arrangiamenti che spaziano da influenze new wave a sperimentazioni elettroniche a scelte più intime e confidenziali. Resterebbe da dire degli splendidi testi, ricchi di immagini metaforiche, citazioni colte alternate con quelle di cultura pop e mainstream che ricordano a tratti Battiato. L’album si inaugura con La Fenice resa da Riccardo Lolli con un arrangiamento per solo piano che non attenua il barocchismo dell’originale, i romagnoli Manuel Pistacchio si cimentano con una palpitante versione di Aquile resa inquieta dall’uso dell’elettronica, il polistrumentista Stefano Barotti rende la sua versione di Guance Bianche con un felice tono disincantato che ci ha ricordato quello di Alessandro Fiori, mentre Jet Set Roger rilegge Niente col suo malinconico folk-rock. È venata di ironia la splendida Amsterdam di Davide Matrisciano, notevole anche il folk celtico e rumoroso con cui Le Forbici Di Manitù interpretano Sui Marmi Di Carrara, ma il disco procede sempre a un livello decisamente alto anche con Mapuche e Matteo Castellano con un arrangiamento tanto povero, è il kazoo a farla da padrone, quanto bizzarro e fantasioso di Marta, e subito dopo è la volta della travolgente lettura zappiana, o forse alla Bonzo Dog Band?, che i Maisie danno di Un’Arancia, in Un Delfino Paolo Zangara sceglie un azzeccatissimo accompagnamento di ottoni da banda balcanica per funerali, sono gli Ossi a interpretare Alice come una tagliente e scura ballata rock prima che i NichelOdeon di Claudio Milano chiudano con Capriccio Fenice, variazione sul tema de La Fenice che della canzone mettono in risalto l’aspetto più innovativo e sperimentale valorizzato dal virtuosismo vocale di Milano e da un arrangiamento in cui si incontrano musica classica contemporanea e teatralità.

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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