Migliora leggibilitàStampa
4 Marzo 2016 ,

Nap Eyes THOUGHT ROCK FISH SCALE

2016 - Paradise Of Bachelors
[Uscita: 05/02/2016]

Canada   #consigliatodadistorsioni     

 

napeyesAd appena due mesi dall’esordio discografico con “Whine Of The Mystic”, la band canadese di Halifax (Nova Scotia) torna alla ribalta con questo “Thought Rock Fish Scale”.

Nati dalla mente del frontman, voce e chitarra ritmica Nigel Chapman, i Nap Eyes sono influenzati dal rock ipnotico e decadente di Velvet Underground, Modern Lovers, Only Ones, Tall Dwarfs: amano canzoni basate su una linea melodica semplice, un jingle, un feeback in più, una chitarra slide mentre Chapman decanta i suoi versi introspettivi e ironici, simile nel timbro tanto a Lou Reed quanto a Stephen Malkmus. In Whine Of The Mystic questo formato andava a privilegiare le piccole jam in cui la prolissità verbale di Chapman si esasperava e la musica richiamava i VU di “Velvet Underground & Nico” (Delirium And Paranoia Persecution, No Fear Of Hellfire, Dark Creedence), unendo una sensibilità pop ad un rock tribale, viscerale e ossessivo.

È bello constatare come nel giro di pochi mesi quel disco, che rimane qualcosa di assolutamente godibile, non rispecchi più la band di Thought Rock Fish Scale. In questa seconda uscita, Chapman sembra aver trovato un equilibrio meno precario tra necessità narrativa e incursioni musicali.

I Nap Eyes sono influenzati non più da Velvet Underground & Nico ma da “Velvet Underground” (quello senza John Cale, con Doug Youle) o da canzoni come Oh! Sweet Nuthin’ sul successivo “Loaded”. Se l’incipit di Whine Of The Mystic era affidato al tribalismo di Dark Creedence, qui, in Thought Rock Fish Scale l’impatto musicale è ridotto dalle atmosfere rilassate ed acquatiche di Mixer nella quale è la narratività di Chapman a giocare un ruolo importante. I testi sospesi in una continua riflessione sulla vita sociale e lavorativa è un mezzo per arrivare ad una conoscenza più ampia di se stessi. 

 

Nap-EyesIl percorso dell’album va di pari passo con un’acquisizione d’identità che non è né dolorosa né falsata: è mistica, agnostica, o addirittura zen. La marcia tribale di Stargazer lascia il posto alla bellissima Lion In Chains (“When I think thoughts about my home town/I sometimes feel like I'll never get back /On the brink, a shadow covers over /Whatever future I thought that I could have”) e la nostalgia corre per quasi 7 minuti mentre l’ascoltatore non può che essere spettatore di pensieri e ricordi che si ammassano, in un flusso di coscienza che mescola presente, passato, futuro. Chapman pone però una barriera decisa tra sé e l’ascoltatore che a malapena si può riconoscere in esperienze estremamente personali.

L’opera diventa specchio limpido di paranoie, sogni e delusioni, aspettative, quotidianità galleggianti come nel rock movimentato di Don’t Be Right. La doppietta Click Clack e Alaskan Shake introduce nuove soluzioni melodiche e ritmiche, e le canzoni si trasformano in qualcosa di completamente diverso: Alaskan Shake è un jingle-jangle acustico dove si aggira ancora lo spettro di Peter Perrett (Only Ones), Click Clack  è il climax di Thought Rock Fish Scale.

napeyes_8919Il rock’n’roll dreamy dei primi due minuti esplode in un tripudio di chitarre limpide mentre Chapman finalmente dichiara: “And now I know who I really, really am/I am going to stay on track”. Roll It è ancora una filastrocca di rock melodioso e ipnotico, la finale Trust è slacker-rock trapuntato di riff di chitarra.

E le parole di Chapman: ”I know you don’t trust me/Won’t you trust, trust, trust me, c’mon (…)” come se tutto non fosse che uno scherzo, una presa in giro. Nel sito della Paradise of Bachelors si legge nella prima riga sui Nap Eyes che suonano: ”guitar pop letterato e sbilenco riflesso nella pioggia grigia di Halifax”. Non sappiamo se questa definizione convincerà qualcuno. Sappiamo però che Thought Rock Fish Scale potrebbe essere uno dei dischi indie-rock dell’anno e che ci ha già conquistato. 

 

Voto: 8/10
Ruben Gavilli

Audio

Inizio pagina