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13 Novembre 2016

The Brian Jonestown Massacre THIRD WORLD PYRAMID

2016 - ‘A’ Recordings-Cargo Records
[Uscita: 28/10/2016]

Stati Uniti     #consigliatodadistorsioni  

 

12''_GATEFOLD_BLEEDCome abbiamo sottolineato altre volte, Anton Newcombe (foto sotto a destra) è diventato l’ideale padrino di una scena europea neopsichedelica che muove le sue fila specialmente tra Inghilterra, Germania e Scandinavia. Poco più di un anno fa infatti, avevamo l’opportunità di scrivere del “Mini Album Thingy Wingy”, coronamento di un biennio che ha portato grandi soddisfazioni al vecchio Anton.  Irriducibile, Anton ha al suo seguito la formazione del nuovo millennio (Rob Campanella, Dan Allaire, Collin Hegna, Ryan Van Kriedt degli  Asteroid #4 e dei Dead Skeletons, e i compagni di sempre Joel Gion e Rick Maymi) e una serie di ospitate di tutto rispetto: Tess Parks, Katy Lane e il norvegese Emil Nikolaisen dei Serena-Maneesh alle voci.

“Third World Pyramid” è il quindicesimo album in studio a nome Brian Jonestown Massacre e non attesta nulla di nuovo nell’opus prolifico di Newcombe. Alla soglia dei 50 anni il musicista di San Francisco ha dato prova di essere duro a morire: da quando si è trasferito in Europa la sigla BJM è tornata a campeggiare i tabelloni dei festival rock di tutto il mondo e gli album hanno trovato un forte riscontro sia di pubblico che di critica. Ormai dedito ad indolenti ballate psych-folk, Newcombe inanella una serie di numeri che riassumono la sua più recente carriera.

bjm2La collaborazione con la cantautrice canadese Tess Parks scava solchi profondi nel lamento nero di Good Mourning, anche se il vero mood dell’album, leggero e stralunato, è introdotto dai colpi di batteria iniziali di Goverment Bear, psych-rock scintillante nella migliore tradizione BJM. Don’t Get Lost rievoca i fiati protagonisti di “Revelation”. Assignment Song (il pezzo migliore) declina gli Spacemen3 in chiave post-shoegaze e scivola nell’estati psichedelica in un ralenti di 9 minuti; Oh Bother richiama le angolature orientali di Panic in Babylon (da “Aufheben” del 2013); la title-track è un assalto maxresdefaultshoegaze all’arma bianca, ipervelocizzato e sostenuto dalla voce eterea di Katy Lane; Like Describing Colour to A Blind Man ricalca i 90’s di “Take It From the Man!” e “Thank God For Mental Illness” mentre Lunar Surf Graveyard è un inaspettato tema surf-rock lunare, come il titolo suggerisce. Il singolo che aveva anticipato l’album, The Sun Ship salpa verso lidi baciati da soli psichedelici e vibrazioni ipnotiche. Come si sarà capito, non si nasconde nessun sacro graal della musica psichedelica dietro quest’ultima fatica dei BJM. Ma si può comunque apprezzare lo sforzo e godersi il solito, ben rodato, trip.  

 

Voto: 7/10
Ruben Gavilli

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