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22 Settembre 2012 ,

The UFO Club THE UFO CLUB

2012 - Reverberation Appreciation Society
[Uscita: 13/08/2012]

Reverberation Appreciation Society The UFO Club# Consigliato da DISTORSIONI

 

Gli UFO Club sono uno dei progetti dell’instancabile Christian Bland, chitarrista dei Black Angels che proprio con i suoi Christian Bland and the Revelators, altro side-project personale, nel 2010 ha inaugurato il catalogo della Reverberation Appreciation Society etichetta con sede ad Austin che si occupa inoltre dell’ormai consueto festival annuale, Mecca degli appassionati di psych-rock. Questa volta Bland ritorna invece accompagnato da Lee Blackwell cantante chitarrista dei Night Beats altra creatura multicolore del sottobosco texano. E’ il caso di dire che crescono come funghi da quelle parti, e la natura di questi funghi è facile immaginarla. Proprio con i Night Beats condivisero un 10” di esordio e dello stesso anno, il 2010, fanno parte le registrazioni di questo debutto full-lenght che ne rappresenta un po’ il prosieguo. L’innamoramento di Bland per Barrett e i primi Floyd era già evidente negli altri suoi progetti, oltre che in questo che fin dal nome fa riferimento al noto club, teatro della psichedelia londinese alla fine degli anni ’60, ma qui si fonde con la componente sgangherata e stralunata di Blackwell ispirato dal Roky Erikson più acido e grezzo.

 

Il suono decisamente primitivo delle registrazioni contribuisce a questa proiezione nel tempo, e questi due “eredi” pur non condividendo (per loro fortuna?) la stessa follia delle due pittoresche figure, approfittano di uno sguardo più lucido per spingersi ancora più a ritroso, rispolverando il retrò-pop di  Be my baby delle Ronettes, già presente nel disco precedente, di Doubts o omaggiando Bo Diddley con un classico nel suo stile passato per gli Spacemen 3, o concedendosi a un divertente e riuscito melange tra surf e psichedelia in Surf shitty. Più malevola e spiritata Wolfman si sposa all’immaginario dei B-movies horror dei fifties. Il brivido vertiginoso raggiunge invece il suo picco nelle più oscure Natalie e Chapel, e negli oltre 7 minuti dell’ipnotica Up in her room, rifacimento dei Seeds, mentre alle ballad July e The last time il compito di aprire e chiudere questo album di undici tracce che, anche se  chiaramente derivativo, è quantomeno onesto e riconoscente verso un passato che non si lascia dimenticare.

Federico Porta

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