Kevin Sun The Sustain Of Memory

È una piacevole scoperta il giovane sassofonista Kevin Sun, dopo il suo esordio in trio arriva questo ottimo progetto in quintetto, "The Sustain Of Memory". Di base a New York, il sassofonista asiatico ha studiato con Miguel Zenón e John Hollenbeck. Lo accompagnano il trombettista Adam O’Farrill, la pianista Dana Saul, i contrabbassisti Simón Willson e Walter Stinson e i batteristi Dayeon Seok e Matt Honor che si alternano nelle tre sezioni in cui questo doppio album è suddiviso. In una dichiarazione Sun afferma di essere attratto dalle opere enciclopediche, “I’ve always been drawn to sprawling, encyclopedic or maximalist works of art,”. Asserzione che riassume questo nuovo lavoro, complesso, intrigante in cui costruisce vie di fuga sonore magnifiche che ricordano i grandi scrittori “massimalisti” americani come Thomas Pynchon o David Foster Wallace. Tre sezioni che sembrano voler indirizzarci in molteplici direzioni in cui la tensione pare accomunare ogni traccia, quella tensione che si manifesta con accordi sfuggenti o sospesi come quelli che riesce mirabilmente a mettere in atto Dana Saul in The Middle of Tensions I & II. Nella seconda sezione Circle Line, l’approccio è più libero grazie alla mancanza del pianoforte: la voglia di giocare con la polifonia e i tentativi di superare la tonalità tradizionale sono palesi. La terza sezione The Rigors Of Love risente della presenza degli strumenti armonici (tromba e piano) che permettono meno elaborazioni armoniche, un brano come The Rigors Of Love III,  della durata di quasi 26 minuti, distilla la voglia di sperimentazione e rimane radicato nella tradizione. Il fraseggio di Sun è sottile e il timbro ci ricorda i grandi sassofonisti del cool jazz come ad esempio Warne Marsh. Un disco maturo, piacevole per la grande capacità melodica di Sun, che non si finirebbe mai di ascoltare, forse anche per la prodigiosa capacità ludica che emana, come segnala Andrew Katzenstein nelle note di copertina.