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6 Aprile 2014 ,

Gallon Drunk THE SOUL OF THE HOUR

2014 - Cloud Hill
[Uscita: 07/03/2014]

gallon drunk# Consigliato da Distorsioni

 

I Gallon Drunk appartengono a quella generazione di musicisti che potremmo bonariamente definire come middle-age rockers; musicisti che, pur avendo ormai alle spalle un discreto passato, caparbiamente sentono di non avere esaurito la loro spinta creativa ma che, anzi, sembrano riservare ancora molto da dire. Spesso associata a nomi come Morphine e The Birthday Party, la band inglese ha indubbiamente beneficiato dei rapporti che il leader James Johnston ha stretto con i Bad Seeds di Nick Cave e ha negli anni saputo rinvigorire il proprio stile asciugando il sound in ragione di una maggiore concretezza, come a voler giungere ad una chimerica essenza del rock. Come anche nel precedente "The Road Gets Darker From Here", Johnston appare molto misurato sia nella scelta degli effetti con i quali forgiare i suoni di chitarra che nell'utilizzo della propria espressione vocale; il che, unito all'efficacia della batteria di Ian White sempre molto in primo piano, dona a "The Soul Of The Hour" un carattere di immediatezza piuttosto convincente,  che in più di un episodio porta alle orecchie assonanze con gli Stooges.

 

Certo, all'inizio rimaniamo un po' dubbiosi trovandoci di fronte all'intreccio oltremodo ordinario di pianoforte e batteria che introduce Before The Fire; una sensazione solo in parte mitigata dall'inciso degli ottoni di Terry Edwards (anche collaboratore di Lydia Lunch, PJ Harvey etc.) che nella seconda metà del brano dovrebbero aiutare a far decollare la situazione. Le cose vanno sicuramente meglio con The Dumb Room nel quale i quattro musicisti appaiono in grande spolvero, grazie anche al video che accompagna questagallon drunk probabile hit. Progressioni Hendrix-iane ed un impeto che sembra voler evocare la presenza di Iggy Pop non bastano ancora per suscitare una soddisfacente dose di adrenalina. Già dalle prime battute di basso e batteria di The Exit Sign, però, le cose si fanno significativamente più interessanti: 'strange days have found us', verrebbe da dire ascoltando la voce di Johnston che precede di poco chitarra, organo e gli ossessivi colpi di rullante che rendono il brano forse semplice ma assolutamente non banale nel riuscire a mantenere la tensione in uno stato di continua crescita, fino a sfociare in una psichedelia ruvida e non ridondante. Insomma, un pezzo dopo l'altro "The Soul Of The Hour" prende quota e giunti alla title-track, questa non tradisce le aspettative. 

 

Permeata da un atmosfera scura, densa e tragica, tanto da non poter evitare di citare i God Machine, The Soul Of The Hour tocca l'apice emotivo di tutto l'album grazie al suo ritmo lento e scandito (davvero invidiabile il timbro della cassa) nel quale possiamo lasciarci cullare per poi rimanere intrappolati nella drammatica tessitura di chitarra, con cui Johnston tira fuori rabbia e dolore, e nelle intuizioni di Edwards che attraverso le attente dissonanze dei suoi fiati, riesce infine ad emulare il suono delle cornamuse, offrendoci laGallon-Drunk suggestione di trovarci nel mezzo di una sorta di liturgia pagana dove poter mettere a nudo la sofferenza della propria anima. La successiva Dust In The Light ha necessariamente ed intelligentemente un tono più sommesso ma non per questo meno suadente; una ballata notturna caratterizzata da un discreto piglio soul, che possiamo però immaginare scorra come fosse un fiume carsico che, affiorando appena in superficie, mescola la propria acqua con la polvere di un terreno prima arido. Con Over And Over torniamo a soluzioni sicuramente più ovvie in quanto ad intensità ed originalità stilistica mentre un'ultima soddisfazione ce la riserva la tesa psichedelia di The Speed Of Fear. Per concludere The Soul Of The Hour  è un album molto ben prodotto in termini di variazioni dinamiche, sound e sintesi stilistica e, facendo un bilancio tra momenti notevoli ed altri meno esaltanti, indubbiamente tra i migliori della band. Il consiglio di un buon ascolto è questa volta accompagnato a quello di non soffermarsi semplicemente sui brani che sono stati scelti come singoli.

 

Voto: 7/10
Aldo De Sanctis

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