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22 Agosto 2014 , ,

Polly Paulusma THE SMALL FEAT OF MY REVERIE

2014 - Wild Sound Recordings
[Uscita: 30/05/2014]

pollyDieci anni fa “Scissors In My Pocket”, l’album di debutto della songwrier inglese Polly Paulusma uscito per la One Little Indian, fu salutato dalla critica come una piccola rivelazione e molti videro nella cantante una delle migliori promesse del folk d’oltremanica. Promesse mantenute solo in parte, non tanto per un calo nella qualità delle canzoni, ma per un’attività ridotta sia nelle esibizioni dal vivo che nella produzione discografica: due soli album “Fingers And Thumbs” del 2007 e “Leaves From Family Tree” cinque anni dopo. A causare questi ritmi produttivi ridotti sono stati problemi di natura personale e medica, come i due aborti spontanei avuti prima della nascita della prima figlia,vicende che hanno coinvolto in modo drammatico Polly facendola concentrare sulla sua vita privata a discapito di quella professionale. Ma adesso le prospettive sono decisamente migliorate, Polly ha comprato un camper per poter andare in tour insieme alla famiglia - ma solo durante le vacanza scolastiche! - e sembra intenzionata a dare un’accelerata alla sua vita da musicista.

 

In ogni caso questo “The Small Feat Of My Reverie” non è esattamente un nuovo album: mette insieme nuove versioni delle canzoni contenute nell’album precedente, più demo e brani che non vennero inclusi nella versione finale. Delle sedici canzoni che compongono il disco dodici sono presenti in “Leaves From Family Tree” (manca solo Ocean): qui le versioni sono decisamente più scarne, in gran parte esecuzioni per chitarra acustica epolly voce, solo raramente interviene qualche altro strumento, timide percussioni, qualche linea di basso, un accompagnamento di piano, sembra quasi di ascoltare i brani nelle loro prime acerbe versioni, prima delle loro definitive incisioni. Forse ci si guadagna in spontaneità, ma certo alla lunga il gioco rischia di diventare un po’ soporifero. La voce della Paulusma è gradevole, dai toni caldi e setosa - ricorda Melanie - ma risulta alquanto freddina; crea certo una certa intimità con l’ascoltatore, ma il suo incedere tende ad essere monocorde. In conclusione un album di onesto mestiere che rischia di soddisfare soprattutto i fan, con qualche bella canzone, The Story of My Life, Call of The Wild, Don’t Ask Me, ma che rischia di restare nell’anonimato.

 

Voto: 6/10
Ignazio Gulotta

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