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18 Marzo 2012 ,

Arctic Plateau THE ENEMY INSIDE

2012 - Prophecy Productions/Metaversus
[Uscita: 17/02/2012]

# Consigliato da DISTORSIONI

Arctic Plateau è il moniker del musicista romano trentanovenne Gianluca Divirgilio giunto qui al secondo lavoro per l’etichetta tedesca Prophecy Productions che nel 2008, dopo aver ascoltato i nastri inviatigli dal nostro, decise di metterlo sotto contratto. Divirgilio è protagonista assoluto del disco, è lui l’autore di tutte le canzoni e suona le chitarre e le tastiere oltre a cantare, per l’occasione si fa accompagnare al basso da Fabio Fraschini dei Novembre e alla batteria da Massimiliano Chiapperi. Nella canzone che dà il titolo al disco interviene Carmelo Orlando dei Novembre e in Loss and Love Fursy Tessier dei compagni di etichetta Les Discrets, con i quali Arctic Plateau ha pubblicato uno split nel 2011, e autore anche della bella copertina.

 

Le undici canzoni che compongono questo “The Enemy Inside” sono legate da una tematica comune, l’età adulta vista come una progressiva perdita della capacità di vivere con serenità e di guardare il mondo con gli occhi incantati e liberi dei bambini, 'viviamo in un mondo ricco di cose meravigliose e interessanti, è solo che come adulti siamo diventati troppo ottusi per ricordarci di questo fatto'.  Se dovessimo dare un’etichetta a questo album, la più immediata è quella di shoegaze, il classico muro chitarristico con i suoni tesi e taglienti che ti catturano con la loro drammatica ripetitività, l’atmosfera malinconica ondeggiante fra dark e psichedelia li ritroviamo tutti nelle tracce dell’album, ma Divirgilio rilegge il genere attraverso il post rock la conclusiva strumentale Trentasette, ed una costruzione delle canzoni dal punto di vista melodico non dimentica della lezione del migliore britpop; la dolce e intensa Loss And Love o la malinconica Idiot Adult che inizia con un cantato alla Leonard Cohen e prosegue con le chitarre in levare o Abuse fusione fra canzone pop e sonorità shoegaze e il bel brano iniziale Music’s Like con i suoi sognanti echi pinkfloydiani e il ritmo in crescendo.

 

Ma il brano che più caratterizza il disco è forse The enemy inside, non a caso scelta per dare il titolo all’album, che inizia con un ipnotico e struggente gioco delle chitarre ed esplode nel finale con la voce black metal di Carmelo Orlando che suona come un urlo disperato e rabbioso. E se qualche brano appare un po’ stanco e ripetitivo, nel complesso il disco ci regala un buon numero di ottime canzoni che catturano per fascino ipnotico,  atmosfere sognanti, toni crepuscolari e introspettivi, un verso contenuto nel suo primo album "On A Sad Sunny Day” ben ci dà l’idea della poetica del musicista romano, 'sono così ispirato dalla malinconia che sento di aver trovato la gioia'. E’ ora di accorgersi di Arctic Plateau.

 

Ignazio Gulotta

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