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11 Agosto 2013

Pinkunoizu THE DROP

2013 - Full Time Hobby
[Uscita: 5/08/2013]

Pinkunoizu THE DROP 2013 Full Time HobbyPinkunoizu, davvero un nome bizzarro per un gruppo, a maggior ragione se questo viene dalla Danimarca. Questo vocabolo parrebbe il risultato della pronuncia giapponese del termine pink noise. Un gruppo che come molti della zona ama dividere il suo tempo fra Copenaghen e Berlino. Nell'era di internet e dell'ascolto totale e libero della musica va ormai per la maggiore proporre musica mescolando stili e generi differenti. Gruppi molto interessanti quali i Goat e The Knife, entrambi svedesi e che avete avuto modo di conoscere ed apprezzare recentemente nei loro splendidi album proponevano una miscela di suoni ricca di molteplici influenze. I Pinkunoizu non si sottraggono a questa regola e dopo il solito ep d'esordio ed il debutto su album con "Free time !" (2012), ci riprovano e fanno centro con questo "The Drop". Ascoltando il disco random questo fa pensare: una raccolta di bands più che un disco a sé stante. L'inquietante ticchettio dell'iniziale The great pacific garbage patch ci conduce in una lunga e fluente avventura di oltre sei minuti con belle voci celestiali di contorno, quella femminile, di Jaleh Negari, pare lontana parente di una Siouxsie sotto anestetico.

 

Bellissimo inizio. Necromancer invece dimostra tutto l'amore del gruppo per il Kraut Rock teutonico, con l'apertura pulsante stile synth pop degli eighties ma che non può che rimandare alla favolosa Hallogallo dei Neu!. In nove minuti succede di tutto, come quando il brano rallenta e riprende la sua corsa là dove c'è quel break chitarristico davvero di grande impatto. Tra le vette del disco. Moped è una ballatona acida, la voce femminile appare più gridata che altro ed è di puro contorno mentre The swollen map è un convincente slow con suadente voce angelica. Pyromancer dovrebbe fare il paio con Necromancer anche se ha meno ritmo di questa e forse meno capacità  di stupire con la varietà dei suoni. Cenno a parte per Tin Can Valley, che inizia quasi come un surf stile Misirlou per poi distendersi con noise vari e la chitarra più rock ascoltata nel disco. A Quentin Tarantino forse piacerebbe per una delle sue soundtracks. Prendere nota. Per finire ci sono pure I said hell you said no, altro excursus acido, bello a partire dallo stacco a metà brano, con quella voce quasi Jerry Garcia perso dalle parti di "Aoxomoxoa"  ed il finale ipnotico di Down in the Liverpool stream, una sorta di folk allucinato del nuovo millennio. Un disco che più che originale definiremmo variegato, non è un difetto certo, anche se mettere troppa carne al fuoco non sempre è sinonimo di grandezza. Un eclettismo che ad ogni buon conto ci fa collocare questo "The drop" appena un gradino sotto al notevole "World music" dei Goat ed al monumentale "Shaking the habitual" di The Knife, giusto per completare un terzetto di band nordiche che reclamano visibilità nel folto panorama underground europeo. 

Voto: 7.5/10
Ricardo Martillos

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