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24 Febbraio 2014 , ,

Iain Matthews THE ART OF OBSCURITY

2014 - Omnivore Recordings
[Uscita: 28/01/2014]

Mathews_Iain_Art_Of_Obscurity_OV-35# Consigliato da Distorsioni

 

Parlare di 'grande ritorni' nella musica rock appare ormai una cosa superflua. Il web avrà i suoi limiti e punti deboli ma allo stesso tempo è un fantastico veicolo promozionale per nuovi ma soprattutto per navigati artisti, i cosiddetti vecchi leoni o dinosauri. Artisti come Bill Fay, Roy Harper, Linda Perhacs, Mark Fry e molti altri che magari non se n'erano proprio andati del tutto ci hanno regalato negli ultimi anni opere di livello eccelso. E questo Iain Matthews che andiamo a presentare altri non è che lo storico cantante dei primissimi Fairport Convention formatisi in pieno trip psichedelico nel lontano 1967. Con loro ha partecipato ai primi due dischi ed allo splendido "Heyday" con brani del 1968/69 ma uscito postumo. Iain incarnava l'anima più americana del gruppo, tanto che, una volta capito che il gruppo spingeva per dedicarsi alla rivisitazione del folk tradizionale britannico preferì imbarcarsi in nuove avventure. Forma i fortunati Matthews Southern Comfort, noti ai più per la cover di Woodstock di Joni Mitchell ed in seguito i Plainsong, due formazioni validissime e molto note ai seguaci del nostro. I secondi hanno avuto vita breve, un solo disco ufficiale fino alla recente riscoperta di un secondo, e molto bello, unreleased album compreso nella ristampa in cd della Water nel 2005. 

 

Come solista invece, a nome Ian Matthews, che manterrà fino al 1989, ha all'attivo una numero impressionante d'incisioni, di qualità spesso medio alta. I due dischi per la Vertigo, "If you saw thro' my eyes" (1971) e "Tigers will survive" (1972) sono gioielli senza tempo, tra le vette artistiche dei songwriter del tempo, ma anche i tre dischi che seguono, quelliiain matthews fino al 1974, hanno i loro bei momenti, con uno stile compositivo totalmente american-oriented, con tanti saluti alla natia Inghilterra. Ascoltando quest'ultimo "The art of obscurity" si stenta a credere che sia lo stesso Matthews di 40 anni prima, al punto che quel Iain scritto in copertina fa proprio pensare ad un artista differente tanto poche sono le similitudini vocali. L'inglese, ormai 67enne, ha fatto sapere con grande dovizia di particolari che questo sarà "il suo ultimo disco da solista" ma che non intende abbandonare il mondo musicale visto che continuerà a collaborare con altri artisti. Aggiunge che  "si sente ancora vitale e pieno di passione" al punto da dire che "il miglior disco che farò sarà sempre l'ultimo". Un rimettersi continuamente in gioco davvero coraggioso. E se questo disco del 2014 deve essere l'ultimo capitolo di una storia solista molto intensa miglior epitaffio non ci poteva essere.

 

Sembra proprio che Iain abbia messo da parte le sue residue energie, donandoci 12 canzoni per un'ora circa di ottima musica. I pezzi, tranne uno, sono in tutto e per tutto opera di Matthews, ma quasi tutti scritti insieme al bravissimo pianista olandese Egbert Derix col quale Iain aveva già collaborato di recente in due interessanti incisioni. Passano gli anni ma l'ex Fairport non ha perso il genio compositivo, sa ancora scrivere ballate di grande fascino e con navigata maestria. Superbe testimonianze di ciò sono brani comeian matthews Ash in the wind, quasi Bowie pel di carota, Ode for Jackie Paris, The letter (1944) e Pebbles in the road, splendida, che paiono ricordare al mondo dell'indie folk da che parte stanno i padri putativi. Da sottolineare che il disco esce per la lodevole Omnivore Recordings, label responsabile di importanti operazioni di ripescaggio cimeli dai favolosi sixties in avanti. Basta citare nomi altisonanti come Gene Clark, Alex Chilton ed i suoi Big Star, Bert Jansch, Richard Thompson, i Dream Syndicate e molti ancora. Immergetevi nelle morbide ed intriganti sonorità di questo "The art of obscurity", anche se siamo nel 2014 non è mai troppo tardi per tributare il giusto omaggio e riconoscimento ad un artista di questa levatura. Hats off to Iain Matthews.

 

Voto: 7.5/10
Ricardo Martillos

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