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10 Settembre 2013 ,

Rosetta THE ANAESTHETE

2013 - Debemur Morti/Autoproduzione
[Uscita: 08/08/2013]

rosetta# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI

 

Sono trascorsi otto anni dall’uscita di “The Galilean Satellites”, album che mescolava splendidamente l’hardcore più rabbioso con le atmosfere cosmiche più suggestive, costruendo quel suono caratteristico che prese il nome di “metal for astronauts”. “The Galilean Satellites” è un affresco maestoso e metafisico dell’opacità del mondo e della difficoltà di entrare in relazione con esso, una metafora dell’isolamento dell’uomo immerso in un universo privo di anima. I lavori successivi , “Wake/Lift” (2007) e soprattutto “A Determinism Of Morality” (2010), approfondiscono ulteriormente i temi legati alla solitudine e all’assenza di etica nelle società contemporanee.  “The Anaesthete” è il loro ultimo lavoro rilasciato in agosto e prodotto completamente dalla band di Philadelphia, a dimostrazione della determinazione di Mike Armine, Dave Grossman, Matt Weed e BJ McMurtrie nel ricercare la piena autonomia creativa senza alcun compromesso, come sottolineato anche dalla scelta di vendere l’album su Bandcamp con sottoscrizione libera. Rispetto ai precedenti album, sono quasi del tutto assenti le atmosfere ambient-drone a vantaggio di costruzioni sonore molto più hardcore. Il titolo dell’album può essere inteso come “colui che non riesce ad apprezzare la bellezza” o come “colui che non riesce a percepire le sensazioni” ed esprime la condizione di chi nell’allontanare il dolore rimuove con esso anche la sensibilità. Dolore e bellezza sembrano essere intrecciati a doppio filo nella musica dei Rosetta, come esplicitamente riconosciuto da Mike Armine nelle note di presentazione dell’album. Tra i brani più belli occorre certamente segnalare Ryu / Tradition, caratterizzata da una splendida introduzione, Hodoku / Compassion carica di malinconica e Hara / The Center che oscilla tra esplosioni di rabbia hardcore e maestose ambientazioni strumentali. Non mancano brani pieni di energia come Fudo / The Immovable Deity e Myo / The Miraculous. La finale Shugyo / Austerity ricorda le ambientazioni cosmiche cariche di opacità di “The Galilean Satellites”. Un album che cresce con l’ascolto. Consigliato.

 

Voto: 7.5/10
Felice Marotta

Audio

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