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20 Novembre 2012 , ,

Muse THE 2ND LAW

2012 - Warner Bros
[Uscita: 1/10/2012]

Muse – “The 2nd Law”   “I Muse ritornano…Viva i Muse!” Ecco come può esser considerato il nuovo, sesto album della band di Matt Bellamy e soci da tutto quello che è il circo mass-mediatico giornalistico e radiofonico capace di definire questo disco anche  come “innovativo”. Il problema di fondo, a mio avviso, è che ormai i Muse, come i Coldplay prima di loro nel recente passato, oppure, andando indietro nel tempo,  gli U2, si ritrovano ad essere un gruppo per le masse (non che questa sia necessariamente una colpa) nell’eterno dilemma tra comporre ciò che più gli aggrada, liberi da forzature delle case discografiche e la quasi obbligata necessità di “piacere a quanta più gente possibile”. Questa seconda spiacevole verità conduce spesso a produrre dischi che, nel loro suonare piattamente e facilmente orecchiabili, finiscono per risultare altrettanto facilmente dimenticabili. Il fatto è che quando non ti approcci per la prima volta a gruppi così ma, come nel caso dei Muse, hai nelle orecchie e nel cuore le melodie di dischi come “Showbiz” ed “Origin of Simmetry” approcciarsi in maniera positiva a questo “The 2nd law” (titolo tratto dalla seconda legge della termodinamica la quale ci dice che in un sistema chiuso l’entropia aumenta e l’energia si disperde, vale a dire siamo destinati al declino…vagamente profetico) può risultare abbastanza difficile e certamente l’esito finale di un’opinione non ti vedrà capace di mezze misure ma di osanna oppure di insulti.

 

Il disco si apre subito con quello che è stato un obiettivo mancato, quella Supremacy pensata inizialmente per la colonna sonora dell’ultimo 007 e poi non entrata nella stessa, dai chiari rimandi alle melodie tipiche dell’agente segreto più famoso al mondo. Segue  Madness, brano scelto anche come primo singolo, un blues con accenni agli U2 di Angel of Harlem e francamente monotono, arriviamo a Panic Station, scongelata da un  frigorifero degli anni ’80 con il suo ritmo funky ed il basso suonato in slap che ricorda davvero troppo  la Another one bites the dust di F.Mercury-ana memoria e che, c’è da giurarci, farà la sua figura in particolare nei futuri concerti della band. Arriviamo così alla pacchianata olimpica di Survival in stile simil brutti Queen a cui questo disco, lo avrete ormai capito,  tributa sicuramente più di un omaggio: per fortuna lo spettro di trovarsi di fronte ad un altro “The resistance” con la sua pomposità quasi ostentata, si allontana subito dopo.

 

Follow me si apre al suono del battito cardiaco del figlio di Matt ad introdurci una melodia morbidamente a cavallo tra dance ed elettronica che segna un po’ il ritorno a certe sonorità degli inizi. Si ritrova una certa confidenza intima in una Animals ben costruita, con una ritmica complessa e la chitarra che ne sposta e insieme ne asseconda gli accenti, la traccia è forse una delle migliori del disco. Muse – “The 2nd Law”   (Uscita 01/10/2012 – Warner BrosLiquid state è il primo dei due brani cantati dal bassista Chris Wolstenholme e trova il gruppo a corto di idee, mentre Explorers è invece una di quelle canzoni in cui i Muse fanno Muse degli inizi e tanto basta anche in un pezzo che lascia intravedere qualcosa di nuovo come Save Me (scritta e cantata da un Wolstenholme reduce da pesanti esperienze con l’alcol). I pochi momenti positivi oltretutto abbastanza sparsi qua e là, non bastano a risollevare un disco che prometteva  cambi di rotta abbastanza radicali nelle sonorità della band (vedasi il tanto criticato dubstep solo accennato nella semi strumentale  The 2nd Law: Unsustainable). Il disco si chiude con la ormai inevitabile suite finale, dove i Muse mettono dentro un po’ di tutto, dalla parte sinfonica all’indietronica di The 2nd Law: Isolated System.

 

Il giudizio su disco così disomogeneo è comunque negativo anche se segna un passo avanti rispetto alla pomposità pacchiana di “The Resistance” ,ma al tempo stesso ci conferma che la band di “Showbiz” ed “Origin of Simmetry” (ed in buona parte di “Absolution”) ormai non esiste più e “The 2nd Law” appare un lavoro  decisamente sbilanciato e fuori fuoco, dove gli elementi risultano numericamente eccessivi, e per questo tutti  poco approfonditi. Come al solito, se si fosse trattato di un disco di esordio, probabilmente si sarebbe gridato al miracolo, ma da Bellamy e soci e da chi li conosce da tempo è lecito aspettarsi molto di più! La vera domanda è forse nel vedere se la strada presa dal gruppo non sia piuttosto improntata a scelte già percorse da chi aspira ad essere la più grande band del pianeta, e per piacere a quasi sette miliardi di persone di compromessi ne devi fare molti, probabilmente troppi per riuscire a produrre un lavoro libero da costrizioni necessariamente limitanti.

Ubaldo Tarantino

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