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22 Gennaio 2024

Lucidvox That’s What Remained

2023 - Glitterbeat
[Uscita: 23/11/2023]

Si autodefiniscono una 'psychedelic girlband' le quattro ragazze russe che hanno dato vita alla band Lucidvox ora giunta la secondo lavoro, dopo il debutto “We Are” del 2020. A questo disco avevano iniziato a lavorare subito dopo la pubblicazione dell’esordio, ma dopo gli eventi bellici in Ucraina si erano sparpagliate fra Europa e Medio Oriente per poi ritrovarsi nell’estate scorsa a registrare a Mosca “That’s What Remained” al quale hanno invitato a suonare diversi altri musicisti, che hanno aggiunto archi, ottoni, chitarre e perfino un coro di bambini. La già potente forza espressa in “We Are” qui non solo rimane, ma viene accresciuta e resa più inebriante da arrangiamenti vari e multicolori. Il disco ha la potenza trascinante di un trance rock, di un rito sciamanico, per certi versi rimanda al sabba psichedelico dei Goat, per esempio in brani come Don’t Look Away, un carnevale di fuzz, percussioni tribali, synth spigolosi e canto ipnoticamente declamato. Naidiya avanza con incedere maestoso e malinconico su un tappeto sferragliante di batteria e chitarre sul quale si erge sublime una tromba che suona come un richiamo doloroso e angoscioso. Wandering, i titoli sono inglesi, ma i testi in russo, distilla tristezza sulle note della chitarra e della tromba, mentre Hold Me ci riporta su frequenze psichedeliche impostate dalle tessiture delle chitarre in un modo che richiama gli Amon Düül II, All Frozen frulla influenze math rock e shoegaze in un magma rumoroso di synth e chitarre noise, ma il tono lo dà il canto monocorde, liturgico. Il pattern saltellante dei synth si disintegra con l’ingresso delle chitarre fuzz e il canto bambinesco del coro nella title track e la conclusiva On the Way è un canto lamentoso su feedback di chitarre shoegaze. “That’s What Remained” è un ennesimo bel colpo messo a segno dalla label di Chris Eckman e il fatto che giunga da una band moscovita conferma come spesso le voci più originali ed eccitanti del panorama rock provengano al di fuori del mondo angloamericano. Il risultato del disco è una psichedelia magnetica e selvaggia, trascinante fra droni ipnotici, vortici di chitarre trattate, ritmiche kraut, grandinate di noise, in felice contrasto con melodie semplici cantate spesso come filastrocche. Rispetto all’esordio la band è cresciuta anche in consapevolezza e i testi affrontano anche i temi dell’attualità, come ha dichiarato la batterista Nadya Samodurova: «Siamo diventati grandi e alcune situazioni ci hanno costretto a crescere. Anche la musica è cresciuta con noi. Vogliamo parlare di queste situazioni, come il Covid e questa guerra, non solo nei testi ma anche nella musica. Vogliamo dire qualcosa di importante e raccontare alla gente cosa sta succedendo intorno a noi.»

 

 

 

Voto: 7.5/10
Ignazio Gulotta

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