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7 Gennaio 2014

...And You Will Know Us by the Trail of Dead TAO OF THE DEAD – PART III EP

2013 - Superball Music/Richter Scale
[Uscita: 20/12/2013]

tab_width“Source, Tags & Codes” è datato 2002 e sembra lontano anni luce. E non è necessariamente un male. Perchè ...And You Will Know Us by the Trail of Dead, dopo quel meraviglioso disco che ha segnato la loro carriera e la loro epoca, trascinandoli verso un successo tanto meritato quanto insperato, hanno provato a smarcarsi da ciò che erano, provando ad abbandonare l'hardcore ed il violento estetismo di cui erano fieri portatori per dedicarsi ad altro. E diciamocela tutta, con risultati alterni. Con “Worlds Apart” Conrad Keely e Jason Reece avevano traghettato l'ensemble di Austin verso un revival del brit-pop in salsa texana, avevano aperto le loro porte al prog ma si era capito subito che non era roba per loro. A quanto pare, però, nessuno glielo aveva fatto notare, perchè hanno insistito su quella strada anche per “So Divided” e, soprattutto, “The Century Of Self”, dischi di impatto dilatato e segnati da un eclettismo a tratti ruffiano e accondiscendente.“Tao Of The Dead” ci aveva portati ad acclamare il ritorno dei vecchi Trail e “Lost Songs , uscito nel 2012, ha celebrato il ritorno della band verso lidi più sicuri e conosciuti con passaggi veloci e spericolati, poche chiacchiere e tanta sostanza.

 

Che fare delle proprie (buone) idee quindi, al tramonto del 2013? Proporre un EP lungo 19 minuti con un’unica proto-suite che riprende e mischia progressive e aggressività, reminescenze eteree anni 90 riadattate con intelligenza e buoni propositi che non annoiano per nulla.“Tao Of The Dead – Part III”  (nel 2011 era uscito l'omonimo "Tao of the Dead") è un piacevolissimo sentire. Keely incastra la sua voce tra le pieghe di una creazione naturale e sospesa, incessante all'inizio e alla fine (con la batteria di Jamie Miller in primissimo piano), vaporosa nel cuore del pezzo, con annessi richiami raga-rock affidati ad un sitar ed al basso di Autry Fulbright. Come se la seconda “Summer Of Love” inglese della fine degli anni 80 fosse stata ibernata e ricomparsa poi nel sud degli USA dopo un sonno di oltre 20 anni. Lo stesso cantante deve molto ai frontmen inglesi di quei tempi (due nomi su tutti: Ian Brown e Noel Gallagher). Magari non ci sarà molto hardcore in questi quasi venti minuti di musica, magari non vi verrà voglia di rompervi l'osso del collo pogando contro armadi e comodini in camera vostra mentre ascoltate.

 

willMa se siete dei fans di lungo corso conoscete bene da quale pantano questi ragazzi stanno cercando di risollevarsi. Trovare nuovamente un percorso qualitativo al quale affidarsi senza cadere nella banalità o nel dimenticatoio. “Tao Of The Dead – Part III” è sicuramente un tentativo riuscito, una buona anteprima di ciò che potremmo ascoltare prossimamente, un viaggio sonoro dal quale ci si aspetta un'emozione, una sensazione di stordimento, una folata di vento torbido dal deserto. In un certo senso, dopo diversi cambi di assetto che hanno lasciato i soli Keely e Reece della formazione originaria, è una band che sta ancora cercando se stessa. O se non altro, una nuova oasi al quale abbeverarsi e riprendere lucidità ed energia. E questo EP ne è la prova lampante. Di sicuro non è il loro lavoro più memorabile. Se siete ancora in cerca della magia di “Source, Tags & Codes” allora forse è bene avvertirvi prima. Sono passati 12 anni da allora. E mutare la propria pelle è un destino tanto necessario quanto inevitabile.

Voto: 6.5/10
Alberto Niccolai
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