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18 Settembre 2017 , ,

Rocqawali SUFI SPIRIT

2017 - World Music Network
[Uscita: 30/06/2017]

Pakistan-Danimarca-Iran     #consigliatodadistorsioni

 

Incuriositi da sempre delle contaminazioni e dei percorsi eccentrici ci occupiamo stavolta dei Rocqawali, un gruppo di base in Danimarca, formato da cinque musicisti, alcuni di origine pakistana e iraniana, paesi dove la musica devozionale ha una lunga e pregevole tradizione, altri del paese nordico di formazione più prettamente rock. L'obiettivo che si pone la band, il cui nome è la crasi fra rock e qawwali, è trovare l'unione fra la musica occidentale e lo stile proprio della musica devozionale diffusa nel subcontinente indiano, quello che in Occidente è conosciuto soprattutto grazie all'immenso Nusrat Fateh Ali Khan e agli altrettanto bravi Sabri Bothers. La musica qawwali, col suo magnetico ipnotismo, ha lo scopo di portare l'ascoltatore all'unione col divino, all'esperienza mistica, non a caso si tratta di composizioni spesso molto lunghe con un lento, ma progressivo intensificarsi del ritmo e del canto, la ripetizione di alcune frasi fra solista e coro contribuisce ulteriormente all'abbandono estatico proprio del sufismo. A questa tradizione i cinque componenti dei Rocqawali vogliono rendere omaggio restandole al contempo fedeli, ma apportando anche alcune modifiche legate al linguaggio proprio del rock occidentale. Insomma le premesse per un buon risultato ci sono tutte, e, come vedremo, non saranno smentite dall'ascolto di questo "Sufi Spirit".

 

La band comprende Ejaz Sher Ali, figlio di Ustad Sher Ali, uno dei nomi di punta del qawwali pakistano, voce e harmonium, Tin Soheili, chitarra, Jonas Stampe, chitarra e sitar, ha suonato in tour con Ravi Shankar negli anni '90, Stephan Grabowski, percussioni e batteria, e il bassista Thomas Risell, mentre la produzione è stata affidata a Mark Howard (Dylan, Neil Young, Tom Waits, ecc.). Ecco la prima scommessa è quella di suonare qawwali con una strumentazione in gran parte occidentale, mentre i testi sono in urdu secondo la tradizione. “Sufi Spirit” è il loro secondo album e centra in pieno il bersaglio, è un disco energico, felice nell'ispirazione, perfettamente in equilibrio fra rock'n'roll e misticismo sufi. Già l'iniziale Ill Allah esplode nel canto giooso della voce di Ali, mentre un basso aggrovigliato e le chitarre creano un torrido e coinvolgente crescendo. In Alaap le chitarre distorte e il ritmo sincopato della batteria si uniscono felicemente alle improvvisazioni del canto in un crescendo che unisce misticismo e fisicità propria del rock. Dhamaal ha un andamento vertiginoso e travolgente con un basso pulsante e impetuose percussioni, semplicemente irresistibile. Il lungo brano conclusivo, Dil Mein, è un ghazal, canto d'amore, dedicato spesso a un'amata lontana, e infatti qui è la malinconia a segnarne l'atmosfera. Ascoltare questo lavoro dei Rocqawali non solo è esperienza decisamente piacevole e interessante, ma anche un'ennesima dimostrazione di come varie siano le strade dell'esperienza psichedelica e di come questa, sotto le più varie forme, sia da sempre una delle dimensioni dell'esperienza umana.

Voto: 7,5/10
Ignazio Gulotta

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