Ulan Bator STEREOLITH
[Uscita: 24/02/2017]
Francia #consigliatodadistorsioni
Attorno al progetto Ulan Bator sin dal 1993 hanno orbitato miriadi di musicisti dalle più disparate ascendenze musicali, ma il nucleo originario, l’architrave e la ragion d’essere della band transalpina si sono sempre sostanziati nelle figure carismatiche di Amaury Cambuzat e Olivier Manchion. Rimasto solingo il prode Cambuzat, affiancato dai validi Mario Di Battista al basso e Sergio Pomante alla batteria e ai sassofoni, centra un altro incisivo album, “Stereolith”, sebbene, invero, i tempi di “Vegetale” o “Rodeo Massacre” appaiano remoti. Il suono dell’album in parola è sufficientemente variegato e ben calibrato. Sin dalla prima traccia, On Fire, certi toni da alternative rock rilevano in modo palmare: la voce di Amaury è intensa e obliqua al punto giusto. Gli strumenti modulati in chiave minimale reggono ottimamente la struttura sonora, con la batteria a dominare il proscenio col suo periodare ossessivo, in Stereolith, segmento di diretta ascendenza kraut (Can, Faust).
Dal suono sperimentale, chitarra in aperta abrasione e voce al vetriolo, è certamente Blue Girl, gran bel brano che sembra (anch’esso) rinviare ai canoni tedeschi degli anni ‘70. Minimale fino al midollo è, poi, l’impianto della traccia successiva, Spinach Can, chitarra appena accennata e voce impastata tuffata in tessuti imbevuti di cloroformio. Altri brani degni di particolare menzione sono Ego Trip, un segmento di ficcante alt-rock dal sapore avanguardistico; la teutonica Neu-Neu, già dal titolo emblematico rinviante agli stilemi dei Corrieri Cosmici, traccia di grande impatto sonoro, sperimentale e potente; la superba Icarus, con largo utilizzo di sintetizzatori, cui subentrano il pulsare dei tamburi calibrati come in una marcia militare e la voce scheggiata del leader a far da sfondo. Infine Dust, introdotta da un tappeto di tastiere elettroniche cui si sovrappone la voce dolente di Amaury Cambuzat (nella foto a destra) e che poi si snoda lungo un sentiero sonico impervio, contrassegnato dalla chitarra lanciata in cupa distorsione. In ultima analisi, ancora un album di ottima fattura.
Video →
Correlati →
Commenti →