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30 Giugno 2012

Mike Scheidt STAY AWAKE

2012 - Thrill Jockey
[Uscita: 12/06/2012]

Mike Scheidt STAY AWAKEMike Scheidt da Eugene nell'Oregon non è esattamente un novellino della scena rock, ha alle spalle dal 1999 ad oggi varie collaborazioni e gruppi di cui sempre è stato la voce solista oltre che chitarrista, tra questi gli H.C.Minds, i Middian ma soprattutto gli YOB, stoner-doom metal band nota  per aver spalleggiato i grandi Tool (ma che fine hanno fatto?) più che per meriti musicali effettivi. La leggenda narra che Mike ha preso lezioni di chitarra da Zoot Horn Rollo, della Magic Band di Captain Beefheart, non esattamente un mostro di tecnica ma sempre un signor musicista, mentre in giovane età coltivava tra i suoi ascolti mostri sacri quali CSN &Y, Townes Van Zandt e Guy Clark, tutte personalità che lo hanno influenzato in questo disco. "Stay awake" esce per la Thrill Jockey, e sarebbe sulla carta una garanzia, l'etichetta di Chicago è infatti con la Kranky e la Domino tra le migliori indie labels dell'ultimo decennio.

 

Per chi ha le orecchie ancora ronzanti per i pesanti riffs che decoravano gli albums degli YOB questo disco rappresenterà un mezzo trauma, la quiete dopo la tempesta verrebbe da dire. Scheidt ha fatto della filosofia orientale una scelta di vita e già la mistica copertina introduce molto bene il contenuto, qui non troverete muri di suono, ma solo tediose nenie condite da accompagnamento di chitarra acustica con la voce di Mike che si eleva, si fa per dire, sul tutto. Solo sei canzoni ma di durata medio lunga, spiccano al proposito (per lunghezza) l'iniziale When the time forgets time, The price, ed il lungo excursus di Breathe, oltre dodici minuti con una lunga introduzione acustica seguita da un raga vocale dilatato oltremisura e forse per  l'ascoltatore pensando al titolo Stay awake, rimanere svegli può diventare una cosa ardua.

 

Le altre tre canzoni non si differenziano particolarmente tra di loro, si possono trovare accostamenti col solito Josh T. Pearson, ma quest'ultimo ha una genialità ed anima compositiva sconosciuta al barbuto dell'Oregon.  Trovo troppo presuntuoso l'affermazione di Mike che sulle pagine della sua etichetta declama di aver messo dentro arrangiamenti epici, beh per quanto mi riguarda niente di tutto questo, anche il fatto che il disco sia prodotto da una leggenda(?!) della Sub Pop quale Tad Doyle poco giova al risultato finale, sicuramente da dimenticare. 

 

 

Ricardo Martillos

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