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18 Aprile 2013 , ,

Todd Rundgren STATE

2013 - Cherry Red/Esoteric Antenna/MVD Audio
[Uscita: 09/04/2013]

Todd-Rundgren-STATESe siete dei buoni o assidui frequentatori delle vicende del rock internazionale, non dovrebbe essere necessario spiegarvi chi sia Todd Rundgren, soprattutto se poi siete nati nei ’50 o ’60 dello scorso secolo. Ci piace pensare però che la tipologia di chi ci legge sia variegata a livello generazionale e qualcosa tocca dirlo, anche se in sintesi: cantante, chitarrista, musicista a tutto tondo, compositore, nonché produttore 64enne americano, in attività dalla fine degli anni ’60 con la band psycho-pop dei Nazz, non ha praticamente smesso mai sino ad oggi di operare nel pianeta musica, incidendo in studio qualcosa come venticinque lavori – raccolte, compilation, live esclusi – non sempre ad alti livelli, anzi con standard qualitativi spesso discontinui. Sono invece indubbiamente di grande valore alcune peculiarità artistiche di Todd Rundgren: l’aver determinato a livello compositivo una delle più fascinose declinazioni pop melodiche delle ultime quattro decadi, diventando un autore/  vocalist -  sempre eccellenti le sue interpretazioni – classico nella rock e pop tradition internazionale: non paia esagerato accostarlo a Brian Wilson,. Carole King,  e per certi versi a Burt Bacharach.

 

Soprattutto alcuni suoi dischi dei ’70 ed ’80 fanno parte della categoria esclusiva degli ‘evergreen’: “Runt” (1970), “Runt: The Ballad of Todd Rundgren” (1971), il doppio “Something/Anything?” (1972) vera bibbia di fluente ispirazione pop melodica, “A Wizard A True Star” (1973), l’altro doppio monumentale-camaleontico  “Todd” (1974), “Hermit of Mink Hollow“ (1978) “The Ever Popular Tortured Artist Effect” (1983). Come produttore c’è di che far girare la testa: ha attraversato in pratica la storia del rock,  come ombra lunga dietro a lavori ed artisti quali “Wave” di Patti Smith, “New York Dolls”  (1973) degli omonimi N.Y.D.,  “Skylarging” (1986) degli XTC, “Forever Now”  (1982) degli PsychedelicTodd-Rundgren Furs,  “Bat Out of Hell” (1977)  di Meat Loaf, “Remote Control”  (1979) dei Tubes, e poi Grand Funk Railroad,  Badfinger, Tom Robinson, Cars. Vera eminenza grigia-personalità trasversale dell’arte rock attraverso le sue diverse fasi  Rundgren  trova la sua  giusta collocazione nella storia accanto a nomi chiave quali John Cale e Kim Fowley. 

 

Infine, incomparabile artigiano e teorico del ‘do it yourself’  di studio e del bricolage strumentale, Todd lo ha coltivato attraverso gli anni con spirito certosino, diventandone vero e proprio maitre-à-penser per parvenus delle ultime generazioni come il geniale Ariel Pink: anche questo nuovo “State” ne è eloquente cartina al tornasole, dichiarazione fiera di arte autoctona, di un ‘non ho bisogno di nessuno’ che non stupisce affatto chi lo frequenta da tempo. Todd vi suona ed arrangia tutto: chitarre, keyboards, synths, percussioni, drum loops (in abbondanza),  imponendo un suono ed una concezione pop però pericolosamente in bilico tra l’imbolsito muzak kitsch neo-futuristico, chiuso nelle spire di sonorità iper sintetiche, di alcuni - troppi - episodi (Serious, Angry Bird, Party Liquor, In My Mouth, Collide-A-Scope) e la sobria, fluida, più dignitosa ispirazione/architettura sonora delle songs in cui drum loops e macchine varie tacciono o quasi (Sir Reality, Something from Nothing, Ping Me, Smoke) e prevale una dimensione più lirica. Anche gli otto e passa minuti della sontuosa ed ambiziosa iniziale Imagination – lenta, sofferta e cangiante -  sono  oppressi da una eccessiva produzione che tarpa loro le ali. 

 

todd rundgrenNella deluxe edition di State Rundgren sembra quasi tacitamente voler riequilibrare tutto, aggiungendo un CD  che rifugge qualsiasi tentazione sintetica, registrato con la Metropole Orchestra l’11 Novembre 2012, nel quale rivisita alcuni suoi famosi brani (Can We Still Be Friends,  We Gotta Get You a Woman, Hello It’s Me, Another Life), altri meno, confortato dall’afflato ‘naturale’ di fiati, violini, pianoforte, ed è un bel sentire.  Anche qui comunque, a tratti, si respira un’autocompiacimento – soprattutto in alcune performances vocali e in una certa invadenza degli ottoni – che nuoce alla crociata estetica di Rundgren.  Da segnalare, a testimonianza dello stakanovismo discografico dell’artista o riguardante l'artista, altre recenti produzioni uscite nel 2012: “Todd”, DVD/CD  live, risalente ad uno di sei shows del 2010 (al Keswick Theater, Philadelphia) in cui il nostro ripropone per intero l’omonimo capolavoro del 1974, uno dei picchi più fulgidi della sua lunga carriera; un  vecchio live dei riuniti Utopia, la sua rock-band 'storica': "Live at Hammersmith Odeon '75" ; infine un "Live at the Warfield Theater San Francisco: March 10th 1990" e "Todd Rundgren's Utopia/Another Live", due vecchi lavori degli Utopia riuniti in un doppio CD. Una vera bulimia da ascolto, e da retromania!

 

P.S.. La saga beat-pop 1967-1971 della prima band di Todd Rundgren, THE NAZZ, scritta da Monica Mazzoli è linkata qui in calce, sotto la voce Articoli Correlati, dopo la Tracklist del disco recensito.

Voto: 6/10
Pasquale Boffoli

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