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1 Marzo 2013 ,

Justin Hayward Spirits of the Western Sky

2013 - Eagle Rock Entertainment
[Uscita: 26/02/2013]

justin hayward Settimo album solista in 38 anni di carriera artistica per Justin Hayward, cantante, chitarrista ed uno dei più grandi compositori ‘melodisti’  del rock e del pop del secolo scorso, colonna portante dei Moody Blues, ingiustamente poco citato ed a volte  ignorato - pur se vincitore per la cronaca di quattro ASCAP Awards - dalle cronache e classifiche degli addetti ai lavori in materia di melodisti pop: perché l’autore di Nights In White Satin, Tuesday Afternoon, Question, The Voice, Your Wildest Dreams, I Know You're Out There Somewhere, The Land of Make-Believe, New Horizons – per citare solo alcune delle sue ispirate composizioni incise nella sua lunga carriera con i Moody Blues – dovrebbe sempre essere affiancato, avendo un posto di riguardo, agli invece celebratissimi Paul McCartney, Brian Wilson, Burt Bacharach. Anche i Moody Blues hanno subito un po’ la stessa sorte il secolo scorso, bollati soprattutto dopo l’avvento del punk e della new wave quali aberranti dinosauri ‘prog’, scivolati da un barocco pop sinfonico in un imbarazzante rock mainstream, vendendo più di 60 milioni di album in più di 40 anni di vita.

 

Tutto vero certo, soprattutto secondo un’ortodossa critica militante cresciuta dopo l'avvento del punk e della new wave con l’estetica del punk, distruttiva ed intollerante con molto di ciò che era successo prima nel rock, fino alla metà degli anni ’70. C’è da dire anche che è non mai stato facile accostarsi alle raffinate e crepuscolari atmosfere squisitamente british della band, soprattutto se non si è nutrito interesse per certo english rock-pop melodico di qualità e dalle movenze aristocratiche. Lontano tanto dalle roboanti movenze di una band ‘melodista’ come i Queen quanto dal cospicuo muzak mainstream che ha sempre inflazionato ed appestato le classifiche internazionali ed italiane, Grammy Awards e premi vari, ieri come oggi (i vari Timberlake, B.Spears, Maroon 5, Bosè, e poi Adele, Noemi, Modà, Mengoni, la lista è lunghissima!).

 

justin haywardLa vena feconda e romantica di questo elegante, attempato gentleman britannico di 66 anni dimostra nel nuovo “Spirits of the Western Sky”,  registrato tra Genova e Nashville,  che esce a ben 17 anni di distanza dal precedente  lavoro “The View From The Hill” (1996), di non essersi ancora esaurita, anzi. Si ascoltino la raffinata sospensione ed i rapimenti melodici di episodi come The Western Sky, One Day Someday, l’acustica The Eastern Sun (che sembra saltata fuori da album indimenticabili dei Moody Blues quali “On The Treshold Of a Dream” o “To Our Children's Children's Children", entrambi del 1969), o il trittico di sapore folk/country/bluegrass It’s Cold Inside Of Your Heart (già sull’album con I Moody Blues “The Present”, 1983), What You Resist Persists, Broken Dream,  con l’apparizione di mandolino, violino e slide guitar. Attraverso tutto l’album le songs di Hayward godono degli archi e delle discrete e raffinate orchestrazioni di Anne Dudley, sulla quale Justin si esprime così: “Anne è davvero una ‘grande’, appartiene alla stessa specie di rarefatti orchestratori di Peter Knight, che ha rappresentato una grande ispirazione nei miei primi giorni con i Moody Blues (“Days Of Future Passed”)”. 

 

Ed ai quegli stessi magici giorni sembra felicemente ispirarsi On The Road To Love, scritta insieme a Kenny Loggins, una sorta di Ride My See-Saw del terzo millennio, con in bella evidenza timbrica-riff chitarristici dal tipico inconfondibile Hayward style. Ma veniamo alle dolenti note: è incomprensibile come dopo tredici brani che sarebbero andati a definire un album più che dignitoso, si siano inseriti alla fine due orribili episodi remix - per un totale di ben undici minuti di autentico scellerato scempio musicale - di I Know You're Out There Somewhere, brano scritto da Hayward nel 1988, era nell’album “Sur La Mer” dei Moody Blues. Una decisione sicuramente dettata da stolti fini commerciali, che vanifica in un certo senso la qualità media decorosa dell’album: dispiace non poco che un artista sensibile, un songwriter fuoriclasse come Justin Hayward abbia acconsentito – se così sono andate le cose –  ad un'operazione così bieca. Consigliamo infine ai più volenterosi, anche per rifarsi le orecchie, di recuperare dalla precedente discografia solista di J.H. almeno gli ottimi "Songwriter" (1977, Polydor/PolyGram), "Night Flight" (1980, Polydor),  e "Blue Jays" di Justin Hayward & John Lodge (1975, Polydor).

 

 

Voto: 6.5/10
Pasquale Boffoli

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