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19 Agosto 2013 ,

Tripwires SPACEHOPPER

2013 - Frenchkiss Records
[Uscita: 17/06/2013]

2Spacehopper_Digital_Cover__Moon_I Tripwires vengono da Reading, località nota per un famoso festival estivo. Si presentano con una line-up classica, un cantante, Rhys Edwards, un chitarrista, Joe Stone, un bassista, Ben White oltre al batterista Sam Pilsbury  per un disco "Spacehopper" che rappresenta il loro debutto discografico. Il brano che apre la raccolta e che la intitola pare rifarsi al solito sound space-rock di matrice Hawkwind che tanti epigoni sta trovando negli ultimi tempi e che ha portato tra le altre cose il beneficio di vedere ristampate molte gemme del catalogo di questa leggendaria band. Voce di Edwards stile Charlatans/Stone Roses, suoni pulsanti, molto puliti, soffice psichedelia, insomma niente di nuovo sotto il sole. Di contorno a tutto ciò abbiamo la bella copertina che ben introduce il contenuto del disco. Shimmer, con fuzz pronunciato e melodia irresistibile ha tutto per cavalcare le vette delle classifiche dei singoli indipendenti, un brano che, tanto per dire, uno come Liam Gallagher adesso si sogna di scrivere. Sulla stesse linee sonore ma più dilatata Love me sinister, un brano che a detta dei quattro di Reading  potrebbe durare e prolungarsi anche oltre 20 minuti, a noi sinceramente così basta ed avanza.

 

Brani come Paint e Under a gelatine moon rimandano un po’ a quelle ballate elettriche che scrivevano i Radiohead 15 anni fa con refrain d'effetto e bordate chitarristiche a cascata. Ripetizioni, ancora tentativi d'emulazione. E questo è un limite e difetto di molte band attuali, certo sempre meglio delle cover e tribute band ma non è motivo di consolazione. "Spacehopper" volge alla conclusione. C'e ancora da parlare del pezzo più lungo di questoTRIPWIRES disco di debutto, Tin Foil skin, quasi 8 minuti di space rock avvolgente, con interventi rumoristici e suoni ripetuti che fanno pensare a versioni extended nelle performance live. Chiude Slow moche come narra il titolo è slow per davvero ma passa nel complesso quasi inosservata. Dispiace andare contro e fare muro verso gruppi come i Tripwires, il disco in sé non è disprezzabile, ma la mancanza di coraggio e la scarsa originalità non lo fanno di certo preferire o emergere dalla montagna di produzioni indipendenti che infestano ed affollano il mercato.

 

Voto: 6/10
Ricardo Martillos

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