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22 Febbraio 2021 ,

Terry Gross Soft Opening

2021 - Thrill Jockey Records
[Uscita: 29/01/2021]

Soft Opening” è prima di tutto un trip cosmico, un ipercinetico effluvio sonico che scorre tra detriti siderali ai margini di galassie sconosciute. L’ascolto di questo oggetto sconosciuto è qualcosa di inatteso per il mood complessivo dei tre lunghi brani che altro non sono che delle jam su cui i musicisti si avvicendano con un interplay avvolgente e mai fuori fuoco. Terry Gross è un progetto estemporaneo costituito da Phil Manley dei Trans Am, dal bassista Donny Newenhouse e dal batterista Phil Becker i quali, spinti dall’esigenza di testare la strumentazione a disposizione dello studio di registrazione “El Studio” della Bay Area, hanno incominciato semplicemente a suonare. E’ così che nasce l’idea di fermare su nastro quelle sessioni spontanee. La musica di “Soft Opening” ha un forte connotato seventies che si rinviene non solo nello spessore stoner e desertico dei riff di Phil Manley, ma anche attraverso una visione psych-rock che scaturisce geneticamente dagli Hawkwind, così come da mefitici anfratti sabbattiani da cui fuoriescono creature deformi. Il punto di forza dell’album è rappresentato da una valenza pluridirezionale e mai scontata delle tracce, considerato che tutto si sviluppa attraverso moduli free form e dall'innesco di meccanismi perfettamente sincronizzati con le frequenze variabili dei brani. Si potrebbe ancora dire che la base su cui si elevano i costrutti hanno una chiara derivazione 13th Floor Elevators aggiornata però con istanze che potrebbero provenire da luoghi come Palm Desert, soprattutto nel perimetro di band come Kyuss. E’ proprio la durezza dei fuzz che fa pensare tanto ai power chords downtuned di Josh Homme, alle litanie dark di The Black Angels, quanto alle pose zeppeliane dei Black Mountain di Stephen McBean. La sinossi di tutto il ragionamento è contenuta negli oltre diciannove minuti di Space Voyage Mission con le sue progressioni acide alla Grateful Dead spinte al limite della velocità, muri di suono che sommergono ogni spazio possibile e larghi squarci di luce intermittente. La successiva Worm Gear si muove lungo prospettive più cupe, sul crinale di una linea monocorde in cui viene definito lo sviluppo del brano, vicino al Thurston Moore del recente “By The Fire”, con passaggi in strette cavità lisergiche che ricordano i nostri Giöbia di “Magnifier”. La triade si compone con Specificity (Or What Have You), in cui ci si concede ad aperture melodiche e ad una maggiore linearità nella concezione. “Soft Opening” è uno di quei viaggi nati per caso, di quelli che hai la fortuna di poterli raccontare ogni volta in modo diverso, a seconda dell’umore del momento e delle suggestioni prodotte dai ricordi. Lavoro senza dubbio rimarchevole.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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