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25 Ottobre 2019

Horseloverfat Rotten Civetta

2019 - Ixtlan Research
[Uscita: 20/09/2019]

Non sappiamo se possa considerarsi un complimento, ma gli Horseloverfat non sembrano italiani. Nei quarantaquattro minuti di questo “Rotten Civetta” secondo album in un anno della band romagnola dopo “Avoid Gurus Follows Plants”, si respira l’afflato internazionale di una psichedelia mai sopita e mai dimenticata. D’altronde i vari componenti del sestetto vantano oltre a importanti collaborazioni nazionali (Capossela, Fresu, Fabrizio Bosso, Jimmy Villotti, ecc.) quelle con musicisti internazionali di assoluto valore quali Steve Wynn, Marc Ribot, Mitchell Froom, Howe Gelb e altri che sarebbe troppo lungo elencare. Psichedelia si diceva e lo ripetiamo nel senso più ampio del termine a cominciare dall’iniziale e rumorista Plastic Son che, grazie ai fiati e a strumenti inconsueti, flirta col free jazz per poi trasformarsi in una magnifica ballata sghimbescia tra suggestioni Barrettiane e la patafisica surreale dei Soft Machine dei primi due album. Caratteristiche peculiari che ritroviamo in tutto l’album, sono la voce registrata “lontana” e in secondo piano rispetto alla mole strumentale, e i synth che, (finalmente), non suonano melodie, ma fischiano, gemono, tremolano e sibilano come ai bei tempi di Gong e Hawkwind e, perché no, del nostro primissimo Battiato come si evince dalla psicodanza tribaletnica e gonghiana Entering The Sprawl, mentre Daydreaming è ancora lenta e suggestiva ballata etereo-surreale, così come anche la fascinosa H.T.A., e l’incantevole, siderale e quasi psico-westcoastiana Another World.

Dopo la cavalcata elettrica con chitarra fuzz dominante di Tokyo Fist si conclude con la sperimentale title track, trasversale canzoncina pop quasi beatlesiana arricchita da suoni e rumori in una sorta di free form rumorista e onirica, anche se ci piace terminare segnalando il brano migliore dell’intero disco, quella Cosmic Dogges Soup che già nel titolo contiene il sunto della sua bellezza cosmica che concatena l’impeto ritmico e sporco dei migliori e teutonici Amon Duul II che si unisce splendidamente in matrimonio con la spazialità “synthetica” degli Hawkwind.

Rotten Civetta” è un piccolo capolavoro di psichedelica apolide e sognante e i sei ragazzi romagnoli forse non sembreranno del tutto italiani ma, parafrasando e abbreviando il pensiero del grande Giorgio Gaber, per fortuna lo sono.

Voto: 8/10
Maurizio Pupi Bracali

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