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29 Giugno 2017 ,

Songhoy Blues RÉSISTANCE

2017 - Fat Possum -Transgressive Records
[Uscita: 16/06/2017]

Mali     #consigliatodadistorsioni

 

Si fa presto a dire blues. L’Africa continua a darci grandi soddisfazioni, in termini musicali, e possiamo registrare l’uscita di un nuovo Songhoy Blues col sorriso sulle labbra e felicemente spossati dal vorticoso ballare causato da un ascolto compulsivo. Per questi maliani provenienti dalla zona di Timbuktu, nel Nord del Paese, e stabilitisi a Bamako per sfuggire alla Jihad, il blues è solo una delle tante forme espressive che si mescolano alle tipiche sonorità che abbiamo imparato ad apprezzare nel tempo trascorso dall’esposizione favorita dalle collaborazioni tra musicisti occidentali (Ry Cooder e Damon Albarn tra i più attivi, in tal senso) e artisti prima pressoché sconosciuti. Il precedente “Music In Exile”, prodotto da Nick Zimmer degli Yeah Yeah Yeahs, li aveva rivelati come una delle proposte più interessanti provenienti da quella terra: anche “Résistance” (altro titolo che la dice lunga sul contenuto dei testi, per non dire della copertina su sfondo rosso) risulta essere un caleidoscopio di suoni sempre energici ed essenziali, perfetti per queste serate estive.

 

L’introduzione è affidata a Voter, brano dall’incedere funky con sprazzi strumentali d’impronta prog/jazz/rock che ricordano certe cose degli anni ’70 che sorprendono positivamente, ma non possiamo rilassarci, incalzati dal ritmo che si sussegue di canzone in canzone, con ospiti inattesi (Iggy Pop in Sahara, l’MC britannico Elf Kid in Mali Nord), fiati e tastiere, gran lavorio di chitarra e basso, batteria che pesta, parentesi di stampo folk (la strepitosa Hometown, chitarra acustica e il violino di William Harvey che pare uscito da un disco di Papa John Creach), con l’incipit dei brani affidato a riff chitarristici che a volte songpossono trarre in inganno (Badji l’esempio più eclatante). Ogni tanto fa capolino un ritornello in francese o una mezza frase in inglese, a rendere più chiaro un messaggio che si spera venga recepito, ma ciò che risulta immediatamente evidente è la bontà della proposta musicale che i quattro (Aliou, Garba e Oumar hanno lo stesso cognome, Toure, ma non sono fratelli, ai quali si aggiunge Nathanael Dembele) hanno registrato tra Londra e Miami. Lanciatevi nel ballo più sfrenato dell’estate, per esorcizzare l’onnipresenza di Despacito e, se non aveste ancora il precedente, cercate la versione Deluxe: vi troverete una cover di Should I Stay Or Should I Go da urlo. Bravi, ‘sti ragazzi. Anzi: bravissimi.

Voto: 9/10
Massimo Perolini

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