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3 Gennaio 2013 , ,

Cheater Slicks REALITY IS A GRAPE

2012 - Columbus Discount Records
[Uscita: 29/10/2012 ]

cheater slicksE’ dal 1989 che, ufficialmente, i fratelli Shannon (Tom: guitars e lead vocal, David: lead guitar) da Boston, Massachusetts, dispensano generosamente  la loro arte punk garage lo-fi sporca di blues, di noise disperato gravido di distorsioni  in eccesso ed  estremismi fuzz,  performances vocali approssimative e demenziali, un’arte sovversiva appena rispettosa delle forme songs tradizionali ed accettate da tutti: in questo approccio primitivo i fratelli Shannon, coadiuvati sempre dal batterista Dana Hatch (anche ai vocals), non sono mai scesi a compromessi, sin dagli inizi artistici di fine ’80, beneficiando soprattutto ed a lungo dell’abbraccio rispettoso della In The Red Records di Larry Hardy, una delle etichette che più ha promosso dagli anni ’90 il rock americano più malato e selvaggio, estraneo alle logiche ed alle dinamiche del  music business più deleterio.  Alcuni dei loro numerosi EP  nel corso di 25 anni di ‘abuso sonico’ sono stati pubblicati anche da altre etichette fondamentali  della storia del garage e del punk americano dell’ultimo ventennio, Crypt,  Estrus, Sympathy For The Record Industry.

 

Dopo la sosta  artistica e discografica dei primissimi 2000, i Cheater Slicks, a parte una parentesi con la Dead Canary Records (“Walk into the sea”, 2007) si sono accasati felicemente con la Columbus Discount, per la quale sono usciti gli apocalittici “Live Vol.1  2010” (2011)  e "Guttural - Live Vol.2  2010” (2012), contenenti episodi risalenti soprattutto ai loro album ’90 targati In The Red, due documenti sonori eloquenti di quanto i tre siano devastanti dal vivo, al limite della sopportazione - si sospetta - per i più ortodossi, un trionfo di decibels e di sano feedback per i più masochisti (come chi scrive!):  ad onor del vero anche in studio, da sempre, Cheater Slicks non si contengono più di tanto, tutto è ‘take  1’, in presa diretta ed estremamente ruvido!  Una band che affonda le sue radici soniche nel minimalismo rock’n’roll psicotico e nelle depravazioni  essenziali  di “Songs the Lord Taught Us” (1980) dei Cramps, come nella seminale, tenebrosa  estetica cheaterslicks suburbana dettata dai primi due album dei Velvet Underground.

 

Dei veri maestri insomma che godono del rispetto di addetti ai lavori di lusso come Jon Spencer  che produsse nel 1995 “Don’t like you”, uno dei loro migliori lavori, che vi consigliamo spassionatamente in caso decideste approfondire la loro conoscenza, insieme al doppio “Forgive Thee” (il loro capolavoro, 1997),  "Yer last record" (2002), “Refried Dreams”  (1999), “Whiskey”(1995), tutti su In The Red, ed ai due primissimi lavori, "On Your Knees" (Gawdawful, 1989), e "Destination Lonely" (Dogmeat, 1992). Se per caso poi doveste appassionarvi alla perfida estetica dei tre e vorrete tutto di loro, non potrete perdervi  “Skidmarks: A Collection of Oddities, Rarities, and Vintage Spew” (1998, Crypt), un superbo sunto (anche) dei loro primissimi giorni fine ’80 - contenente anche la cover di un brano dei 13th Floor Elevators, Rollercoaster – quando avevano reclutato come bassista Merle Allin, fratello del più noto rocker border-line G.G.Allin.

 

Cheater Slicks 2006 BlackoutA questo proposito: dopo averne provato un secondo di bassisti, Allen "Alpo" Paulino, uno dei fondatori dei loro formidabili concittadini bostoniani The Real Kids, la band decise di fare definitivamente a meno di quella figura e di quello strumento, inaugurando la concezione di saturazione chitarristica che poi li avrebbe caratterizzati come un marchio indelebile. Questo periodo formativo è ben documentato dai brani, registrati nel Gennaio 1989, della raccolta "Our Food Is Chaos: The Allen Paulino Session" uscita nel 2011 per la Almost Ready Records“Reality is a grape”, pubblicato alla fine del 2012primo lavoro in studio per i Cheater Slicks da tre anni a questa parte, da "Bats in the Dead Trees" (Lost Treasures of the Underworld 2009), è confortante conferma di come  non siano ancora assolutamente scesi a compromessi, anzi di quanto rincarino la dose di tutti gli eccessi su descritti.  

 

Episodi come Reality is a grape, Psychic  toll, Love ordeal stanno a testimoniare un’ennesima volta  la cronica incapacità – o volontà - di Tom e David Shannon di aderire ad un songwriting  tradizionale e codificato. Le strutture di partenza delle songs (Current reflection, Whyenhow, Hold on to your soul) dopo un’inizio ortodosso sembrano sfaldarsi, frantumarsi, implodere per lasciare spazio alla prepotente solista di David che travolge tutto sotto quintalate fagocitanti di fuzz e distorsioni cattive. Il titolo della song finale, Apocaypse, sembra stigmatizzare un’estetica nichilista che non dà e non si vuole dare tregua; gli assalti alla baionetta garage noise rallentati, marci, di “Reality is a grape”  (Love ordeal, Half past high)  sembrano catechizzarci: è necessario distruggere tutto, sino all’ultima speranza, anche quel concetto di armonia musicale che ai fratelli Shannon deve sembrare del tutto anacronistico in un pianeta, in un’esistenza  arrivati alla frutta.

 

Voto: 7/10
Pasquale Wally Boffoli

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