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27 Agosto 2021 , ,

The Killers Pressure Machine

2021 - Island Records
[Uscita: 27/08/2021]

In fondo siamo come lumache che vivono portandosi addosso un guscio invisibile in cui ripararsi quando il vento porta alle narici l’odore di una tempesta che si avvicina. La casa è una di quelle cose che non scegliamo veramente, così come il luogo in cui si nasce che ti arriva a possedere fin dentro l’anima, anche quando credi di essertene sbarazzato. Per Brandon Flowers quella dimensione di rifugio è Nephi, cittadina dello Utah, che nelle undici nuove canzoni diventa simbolo personale di tutte le contraddizioni e fondale per infiniti incroci di esistenze. E’ così che nasce “Pressure Machine”, il più intimo degli album di The Killers, non solo per le modalità con cui è stato concepito, ma per l’urgenza di dare voce agli abitanti della Provincia americana, alle loro vite raminghe del tutto scomparse dalle cronache di un’America da cartolina. Sul piano concettuale si potrebbe accostare “Pressure Machine” al lavoro interiore che ha portato gli Arcade Fire a scrivere “The Suburbs”, come se il semplice parlare delle periferie della propria adolescenza possa finalmente servire a svincolarsi da qualcosa che attanaglia da sempre. Brandon Flowers lo ha fatto semplicemente guardando dentro di sé e lasciando uscire storie di gente comune, schiacciata dal male di vivere, dalla paura della diversità e da ciò che si sarebbe voluto essere e non si è avuto il coraggio di assecondare. Su tutto c’è la strada, quella che si percorre ogni giorno senza sapere dove ci condurrà e con alle spalle il rumore sordo delle apocalissi private che osserviamo da lontano credendo di essere al sicuro da ogni naufragio. I nuovi vincenti diventano i perdenti di tutte le occasioni che non si è avuto la possibilità di cogliere, perché il posto dove si nasce fa la differenza, così come Nephi e le province di tutto il mondo con i loro figli. L’album è stato scritto durante il rigore del primo lockdown, prodotto da Jonathan Rado e Shawn Everett, ovvero gli stessi che si sono seduti dietro al banco mixer per “Imploding The Mirage”, e vede la partecipazione anche di Sara Watkins, Joe Pug e Phoebe Bridgers. Ciò che ne viene fuori è un disco di folk intessuto con l’Americana e la letteratura dei losers in cui gioca un ruolo di prim’ordine tanto Springsteen quanto Steinbeck. Musicalmente, “Pressure Machine” è molto vicino al disincanto intonato dal Boss quando lascia la Telecaster e imbraccia l’acustica soprattutto in brani come Terrible Things e Desperate Things, mentre Cody ricorda il compianto Tom Petty che guarda agli scintillanti Byrds. L’album non vive solo di passaggi introversi come l’intensa opener West Hills e fa emergere anche momenti solari come le aperture eighties di Sleepwalker, oppure la coralità alla Arcade Fire di In The Car Outside. La traccia che chiude il viaggio è The Getting By, incredibile turbinio emotivo in cui intravedere la tradizione sotto il segno di Crosby, Stills & Nash che indicano la direzione da seguire. “Pressure Machine” è una grande sorpresa, un disco di una intensità inaspettata che scalda il cuore, soprattutto in un’era di desertificazione delle anime.

Voto: 8/10
Giuseppe Rapisarda

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