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11 Ottobre 2014 ,

Sondre Lerche PLEASE

2014 - Mona/Yep Roc
[Uscita: 23/09/2014]

Norvegia

Sondre-Lerche-PleaseRitorna il songwriter norvegese Sondre Lerche, cantante innamorato dello swing e influenzato dal jazz nei suoi arrangiamenti: per questo suo settimo disco tenta una strada in parte inaspettata, scegliendo elementi di rottura melodica che danno alle sue canzoni una nuova carica energica, così le melodie, come sempre tendenti al malinconico, vengono ravvivate da improvvisi violenti rumorismi. Bad Law, tempi dispari e dissonanze, At Times We Live Alone, Crickets, una rude batteria funky, After The Exorcism, improvvise incursioni di bande di ottoni, Logging Off, voci in falsetto, ancora Bad Law e At A Loss For Words, riverberi, sprazzi di elettronica e chitarre distorte di sapore shoegaze sparsi in tutto l’album. Il sorridente giovanotto nordico si è divertito a disseminare qua e là elementi di disturbo sonoro che rendessero le sue canzoni più eccentriche e meno sentimentali. Lo dice chiaramente in Sentimentalist: «I loved you a lot, but I’m no sentimentalist», ma si sa il lupo perde il pelo, ma non il vizio e non è facile scrollarsi di dosso l’aria di bravo ragazzo, simpatico e romanticone che la sua quattordicennale carriera ha contribuito a creare.

 

lercheSe a questo aggiungiamo che l’album è stato inciso a ridosso di un improvviso e inatteso divorzio dalla moglie, la modella Mona Fastvold, alla quale ha dedicato il nome della sua etichetta, e per la quale ha scritto la colonna sonora del suo primo film “The Sleepwalker”, il cerchio si chiude e rischia di intrappolarlo in un fin troppo mieloso sentimentalismo che viene solo in parte riscattato da arrangiamenti così eclettici e bizzarri; c’è perfino un pizzico di Prince che talvolta affiora. Sondre Lerche è carino e disinvolto, sa farsi piacere, crea canzoni dalle melodie accattivanti, ma gli manca il tocco sbarazzino e ironico di un Erlend Øye o la profondità emotiva di un Jens Lekman, qui richiamato in Lucifer, uno dei brani migliori dell’album. I suoi testi dal sapore malinconico e dark sono come sempre sinceri e vertono sul tema, certo non nuovo, dell’amore perduto e vissuto con nostalgia e forte senso della perdita. Un album che nasce da un momento di crisi esistenziale e che forse risente delle incertezze e delle domande irrisolte che una crisi comporta.

Voto: 6.5/10
Ignazio Gulotta

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