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6 Marzo 2016 ,

Quilt PLAZA

2016 - Mexican Summer
[Uscita: 26/02/2016]

Stati Uniti   #consigliatodadistorsioni     

 

quiltTerzo album per Quilt,  i bostoniani innamorati dell'acido pop californiano che furoreggiava nella seconda metà degli anni '60 fra Frisco e Los Angeles e verso i magici lidi desertici di Joshua Tree. Qui ancora una volta, squadra che vince non si cambia, il disco è stato prodotto come il precedente da Jarvis Taveniere dei Woods ed esce per la Mexican Summer. Mentre nella formazione accanto ai due fondatori  Shane Butler e Anna Fox Rochinski e al batterista John Andrews c'è adesso il nuovo bassista  Keven Lareau, oltre naturalmente a vari ospiti, fra i quali anche un quartetto d'archi. Rispetto al precedente il gusto per la melodia si è ulteriormente sviluppato, i ritornelli entrano limpidi e scorrevoli nelle orecchie, grazie anche all'alternanza e all'intreccio della voce maschile e di quella femminile.

Quel che si nota è che accanto alle decorazioni floreali, i capelli lunghi e le mise eccentriche e colorate si sentono profumi di incenso e sinuosità orientaleggianti che influenzano particolarmente lo stile chitarristico di Anna Fox Rochinski. Inoltre in un disco brioso, primaverile, molto peace and love, si insinua, più marcato rispetto alle loro precedenti produzioni, un leggero sapore di malinconia, di languore umbratile che diventa piuttosto evidente in brani come Padova e Your Island. Non a caso i testi parlano spesso di paure, spiazzamenti, incomprensione, difficoltà a conoscere se stessi. Significativa l'ultima strofa di Own Ways: «Don’t be afraid / It’s only an end / Which is only a saying / So begin tomorrow».

 

QuestoPlaza” conferma l'attitudine dei Quilt a costruire canzoni psichedeliche che guardano alla California dei Sessanta, ma c'è anche il beat inglese e una deliziosa puntata nell'upbeat scanzonato (Roller), con arrangiamenti molto curati e raffinati che riescono a raggiungere il giusto equilibrio fra gli strumenti elettrici -in particolare le sinuose linee di chitarra create da Anna- e gli archi. Appare però anche un lavoro fin troppo costruito, talvolta si perde quella ingenua freschezza che era stata la vera forza di “Held In Splendor”.

quilt 1Così accanto a canzoni di scintillante bellezza, ammalianti e coinvolgenti, come l'iniziale fascinosa Passersby o il luccicante upbeat di Roller, l'immediata semplicità della suadente Something There, o il rimando ai Gun Club di Own Ways, altre canzoni, pur sempre godibili, appaiono meno convincenti, come la beatlesiana Eliot St., o non completamente risolte, come l'ambiziosa Padova, che li mostra non ancora completamente a loro agio con atmosfere intime e malinconiche. Il riferimento alla città veneta è dovuta al fatto che la canzone è nata in quella città durante il loro tour italiano. Plaza ci appare così come un album di transizione verso lidi più ambiziosi e 'adulti', una tappa necessaria nell'evoluzione artistica della band.

 

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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