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21 Novembre 2012 , ,

Late Night Venture PIONEERS OF SPACEFLIGHT

2012 - Drunk! Records
[Uscita: 15/10/2012]

Late Night Venture PIONEERS OF SPACEFLIGHT# Vivamente consigliato da DISTORSIONI

 

Il nome non vi dice nulla? Niente di strano, malgrado infatti siano attivi dal 2006, il quintetto danese dei Late Night Venture da noi è praticamente sconosciuto; hanno all’attivo un disco eponimo pubblicato nel 2006 e tre anni dopo l’ep Illuminations; adesso, forti di un contratto con la label belga Drunk! Records, hanno l’occasione di raggiungere la visibilità che meritano. Compongono questo “Pioneers Of Spaceflight” dieci brani, la maggior parte ben superiori ai cinque minuti e prevalentemente strumentali. La musica dei Late Night Venture si muove in modo maturo e sicuro sulle rotte del post rock e dello shoegaze, dell’attenzione alla melodia e di atmosfere space rock, un mix che avrebbe potuto essere micidiale, ma che riesce invece convincente e personale. La costruzione dei brani è estremamente accurata, frequenti cambi di ritmo, sonorità, atmosfere liquide e rarefatte che improvvisamente virano verso il dark, passaggi lenti e riflessivi si alternano a improvvise accelerazioni, a chitarre suonate in fingerpicking e alle note dello xilofono subentrano chitarre distorte e muri di suono di impronta shoegaze. Ma questo approccio eclettico consente alla band di evitare pesantezza e monotonia e i rischi di cerebralismo. Un nome che, fra gli altri,  potremmo affiancare a quello dei danesi è quello degli americani Explosion In The Sky.

 

 

L’iniziale Kaleidoscopes ci proietta immediatamente nel suono e nelle atmosfere che caratterizzano l’album, suoni spaziali, alternanza di toni alti e bassi, chitarre fra distorsioni e arpeggi cristallini con un pizzico di giocosità infantile nel finale: Peripherals è ispirata ala città polacca di Chorzow «A prima vista una vera città grigia industriale, ci hanno raccomandato di non uscire dopo il tramonto a causa di bande di teppisti xenofobi. Abbiamo suonato in una terribile sala da concerti in stile sovietico, ma malgrado le premesse fu uno di nostri migliori concerti.», ebbene il cupo grigiore delle periferie lo ritroviamo nella musica dai tratti ossessivi e inquieti del brano. Atmosfere post rock nella lenta Birmingham con languide note di xilofono che si perdono nello spazio sonoro e le chitarre in salire shoegaze che ci conducono verso l’accelerazione finale; Houses, canzone di vagabondaggi e di irrequiete esistenze erranti «I need a placet o stay / We’re all just passing by»; Glitterpony è un commesso, sommesso omaggio a Mark Linkous, alla sua tragica scomparsa e alla sua musica; l’epilogo è affidata a Carisma, nome di un locale di Tubinga dove i nostri si sono esibiti, ed è ispirata al peregrinare per le città d’Europa, alle storie ascoltate, alla gente incontrata, ai luoghi che li hanno accolti, il brano inizia con atmosfere pacate e raccolte e sale piano piano in un crescendo di chitarre e ritmi kraut, una delle tracce più ispirate di questo ben riuscito album.

Ignazio Gulotta

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