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13 Luglio 2014 ,

Comet Gain PAPERBACK GHOSTS

- Fortuna Pop - Goodfellas
[Uscita: 07/07/2014]

Comet Gain Paperback Ghosts                                                    # Consigliato da Distorsioni

Una intrigante copertina invita quantomeno all'ascolto delle 12 tracce di questo "Paperback ghosts". I Comet Gain non sono gli ultimi arrivati sulla scena indie, visto che sono in azione addirittura dal 1992. Il problema è che non li conosce nessuno o quasi. Li ha formati David Feck in quel di Londra e da oltre vent'anni sfornano singoli, 12" ed album con alterna fortuna e gradimento. Le loro produzioni sulla lunga distanza a dire il vero non sono state tantissime se pensiamo che dal 1995 ad oggi sono usciti solo 7 dischi. La loro musica risente d'ascolti assortiti: si passa dal post punk anni ottanta, Smiths e simili, dalla soft psichedelia a qualcosa del Northern Soul d'oltremanica, Style Council e simili; anche Belle & Sebastian volendo, non ultima l'inefabbilità pop degli indimenticati australiani Go Betweens. "Paperback ghosts"  è un disco molto gradevole all'ascolto senza raggiungere di certo alte vette d'originalità. In questo album i Comet Gain sembrano in un certo senso cavalcare l'attuale terza ondata psichedelica e quelle sonorità morbide e sognanti. Il disco a detta dei suoi autori è stato ispirato da "camminate psichedeliche per i boschi a nord di Londra"

 

Comet+GainDue pezzi molto carini come Sad love and other stories e Behind the house she lived - con le sue pregevoli tintillanti chitarre Rickenbacker - rimandano inevitabilmente a tutti quei gruppi che resero indimenticabile o quasi quell'antologia chiamata "A splash of Colour" (1981) che i lettori meno giovani senz'altro ricorderanno. I gruppi allora si chiamavano Mood six, Miles over matter  ma c'erano dentro anche i grandi Barracudas. Nel versante a stelle e strisce invece c'erano band come i Cheepskate o la prima versione dei gloriosi Green on Red di Dan Stuart. A quelle sonorità fanno costante riferimento i nostri Comet Gain perdutamente innamorati di un suono che sembra non morire mai. Ma David Feck ci sa fare anche quando i ritmicomet gain scendono un po' e ci regala ballate fascinose come Wait 'til december, An orchid stuck inside her throat  o The last love letter dove la sua voce si incrocia a meraviglia con quella di Rachel Evans. La stessa cantante è voce solista in Far from the pavillion, con un suono tastieristico che è lo stesso che colora tutto il disco e che ci ricorda gruppi degli eighties come i Blue Orchids. (All of) the avenue girls è puro sixties sound, un potenziale singolo mentre la lunga e contorta Confession of a daydream è, per gli standard del gruppo, una conclusione a sorpresa, ruvida e chitarristica. Un album molto attraente, senza picchi clamorosi, equilibrato ma di certo non molto fantasioso, di cui è possibile anche innamorarsi.

 

Voto: 7/10
Ricardo Martillos

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