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16 Settembre 2015 ,

Duran Duran PAPER GODS

2015 - Warner Bros.Records
[Uscita: 11/09/2015]

Inghilterra 

 

duran-duran-paper-gods-album-cover-636-636Confessiamolo. Molti di noi delle generazioni più vecchie, nei primi anni Ottanta, detestavano con una certa determinazione i Duran Duran. Erano il motivo principale dei dissidi con i più giovani, con quei ragazzi che attaccavano alla parete della propria stanza il loro poster colorato, e con quelle ragazze che avrebbero voluto sposare Simon Le Bon, e che magari son poi finite ad accasarsi, felicemente e saldamente, con un impiegato di concetto. Ci dicevano, come allora usavano dire praticamente di ogni band emergente, che si trattava di quelli che avrebbero preso il posto dei Beatles nel cuore e nelle orecchie dei consumatori di musica.

E noi: “I Duran non duran… altro che nuovi Beatles”. In ogni caso, il quintetto di Birmingham (oggi è diventato quartetto con la defezione di Andy Taylor), lungo una più che trentennale carriera non particolarmente organica, con interruzioni, scissioni, riciclo e costituzione di nuove formazioni (Arcadia, Power Station…), momenti bui, qualche reunion qui e là e via discorrendo, s’è caparbiamente conquistato un posto, e di assoluto rilievo, nella storia del pop internazionale. Adesso, dopo quattro anni di silenzio, i Duran Duran tornano alla ribalta con un nuovo album, il numero quattordici, "Paper Gods". Abbiamo perfettamente metabolizzato l’uso di elettronica nel rock e nel pop che, un trentennio fa, rappresentava uno dei motivi principali per cui i più irriducibili torcevano il naso e ascoltavano certi prodotti musicali con qualche remora e con molti preconcetti. 

 

Oggi, quindi, accettiamo di buon grado - pur se con il beneficio dell’inventario - questa loro nuova fatica, che è un classico prodotto duraniano, però confezionato bene e suonato meglio. Qui, alla voce di Simon Le Bon, alle tastiere di Nick Rhodes, al basso di John Taylor, alla batteria di Roger Taylor - i Taylor non sono parenti, neanche con l’Andy che è andato via e Simon Le Bon, parrà strano, non è un nickname - fanno compagnia alcune guest star: due cantanti-chitarristi, il danese Jonas Bjerre e il loro concittadino Mr Hudson, le voci della bella rossa blue eyed Kiesza, dell’affascinante brunetta Janelle Monae e duranpersino di una diva hollywoodiana, la bionda Lindsay Lohan; e ancora il mago della disco-dance Nile Rodgers, ex Chic, che, in compagnia della Monae, fa di Pressure Off un brano irresistibile che ti costringe ad agitarti e ballare anche se non ne hai voglia.

E poi, last but not least, in alcuni pezzi c’è - e si fa sentire - una chitarra leggendaria, quella di John Frusciante, l’ex Red Hot Chili Peppers. Con tanti e tali collaboratori attorno, Simon fa il proprio mestiere di frontman dotato di carisma e di glamour, dimostrando di avere una certa verve. Il risultato è un buon impasto di voci e di suoni, rotondi e ammiccanti, con le tastiere di Nick che hanno una forte incidenza nell’economia generale delle quindici tracce (bonus compresi) - tra le quali non c’è quale indicare come più o meno efficace - e con le corde di John e le “pelli” di Roger, ciascuno per proprio conto, a svolgere bene il compito personale, fra rispetto della tradizione duraniana d.o.c. e sperimentazione di nuove sonorità.

 

Voto: 6.5/10
Nello Pappalardo

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