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19 Maggio 2013

Arrington De Dionyso's Malaikat dan Singa OPEN THE CROWN

2013 - K Records
[Uscita: 30/04/2013]

Arrington De Dionyso's Malaikat dan Singa “OPEN THE CROWN” (30 aprile 2013 K RecordsAbbiamo conosciuto molti anni fa Arrington De Dionyso come leader degli Old Time Relijun, formazione dedita al blues più ferino e feroce, al seguito della grande lezione di Captain Beefheart e Birthday Party. Quindi le molte passioni in continuo divenire  hanno portato Arrington a girovagare per il mondo-anche l'Italia- e gli stili musicali. La sua nuova esperienza si chiama Malaikat dan Singa, angeli e leoni in indonesiano, lingua che l'eclettico polistrumentista ha imparato per amore di una ragazza. Questo “Open the crown” è il terzo della disco della band, che vede impegnati, oltre al leader, Nehemiah St. Danger al basso e organo, Markly Morrison alle tastiere, Ben Kapp alla batteria (questi ultimi due in comproprietà coi Lake) e in alcuni brani il chitarrista Angelo Spencer; la formazione però è instabile, dal vivo può essere molto diversa. Il disco, diciamolo subito, è eccezionale. L'iniziale I feel the reckoning è un blues selvaggio e sciamanico. I create the broken system e There will be no survivors mescolano dub, new wave e canti mongoli.

 

I ritmi si fanno via via sempre più punk e ossessivi, i fiati improvvisano come un Albert Ayler ubriaco. Con The Akedah rallentano, il cantato diventa un salmodiare solenne, da antico mantra, mentre le chitarre vengono raschiate senza pietà. Hallintar ci riporta alla no wave più trascinante, le chitarre, minimali e ossessionanti, sembrano voler impersonare un grido d'allarme. La conclusiva I manipulated the formed and the formless è pura follia sonora, con liquide tastierine in contrasto con percussioni metallofone orientali, chitarre dissonanti e il cantato di un Arrington sempre più posseduto. De Dionyso, di cui non si conosce il vero nome, canta come un Jeffrey Lee Pierce tornato dagli inferi senza nessuna intenzione di redimersi, o come un Mark Stewart che da Bristol si è trasferito nella Death Valley; ovviamente alternando inglese e indonesiano. Oltre a cantare suona la chitarra e il clarinetto basso, senza una gran tecnica ma con furore primordiale. Però, diciamolo, le band impeccabili sotto il profilo tecnico oramai sono la quasi totalità. Ma quante hanno veramente qualcosa da esprimere? Finalmente ascoltiamo un disco che ci riporta ai tempi belli della gioventù, quando ascoltare musica era una continua scoperta.  Chi ha nel blues più scorticato e nella new wave più avventurosa le proprie stelle polari non dovrà più vivere di nostalgia. 

Voto: 9/10
Alfredo Sgarlato

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