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28 Maggio 2022 ,

King Gizzard & The Lizard Wizard Omnium Gatherum

2022 - KGLW Records
[Uscita: 22/04/2022]

I recensori, che sia musica o altro, sono sempre alla ricerca di aggettivi per poter definire al meglio ciò che si vuol far conoscere e far capire a chi legge i propri scritti. Il problema non si pone con questo nuovo mastodontico "Omnium Gatherum" (ecco il primo aggettivo), ventesimo e primo doppio album dei KGLW essendo facilmente etichettabile nel suo straordinario compendio di musiche possibili come eclettico, spiazzante, composito, poliedrico, lisergico e in parole povere magnificamente fuori di testa come d’altro canto fuori di testa è sempre stata la folle band australiana. Compendio di musiche possibili si diceva di questo corposo bignami dove non c’è un brano, dei sedici che compongono la fantasmagorica opera, che assomigli a un altro, ma dove tutti assomigliano a momenti rock di ogni genere con il solo filo conduttore di una caleidoscopicità multiforme e sfaccettata. E’ anche l’album dei connubi (im)possibili come dimostra la partenza a razzo di The Dripping Tap acidissima e irruente cavalcata lisergica che nonostante i suoi diciotto minuti di durata non possiamo definire suite per il suo andamento unitario dove si sposano incredibilmente la psichedelia spaziale degli Hawkwind con quella weastcostiana dei Quicksilver Messenger Service (due chitarre schizofreniche che dialogano tra loro). E che dire di Presumptuos dove i KGLW si cimentano nella deliziosa “canzonetta” che Santana da tempo non riesce più scrivere coniugandola con uno pseudo soul à la Style Council quando invece un paio di inaspettati rap: l’orientaleggiante The Gream Reaper e Sadie Sorceres si calano in quel rapping patchankato più vicino ai vecchi Mano Negra che ai maestri Usa del genere. Ma c’è molto di più: per sottolineare l’estrosità del tutto troviamo un potentissimo hard rock che quasi plagia il brano Roots dei Sepultura nell’album omonimo del 1996, il soul raffinato della bellissima Ambergris, il Frank Zappa degli esordi in The Garden Goblin e ancora Zappa coniugato Prince in Evilest Man, le giapponeserie di Magenta Mountain, il pop psichedelico di Blame It On The Weather, di Candles o di Red Smoke e ancora l’hard rock prelevato direttamente dai Motorhead di Predator X, oltre ancora a brani difficilmente etichettabili nella loro trasversalità tra pop sghimbescio, semi-soul (deliziosa Kepler 22b) rock duro e psichedelia galoppante, vocine e coretti delicati e ruggiti vocali quasi growl. Tutto ciò non tragga in inganno, nonostante l’immensa duttilità dei brani l’album è unitario e con una sua precisa identità che nell’altissima qualità compositiva e strumentale (una pletora di strumenti è presente tra i quali la batteria spesso si fa notare) lo fa avvicinare al capolavoro candidandosi certamente a uno dei migliori album di questo 2022.

Voto: 9/10
Maurizio Pupi Bracali

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