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23 Dicembre 2013

Hammock OBLIVION HYMNS

2013 - Hammock Music
[Uscita: 26/11/2013]

Hammock-Oblivion_HymnsFacendo seguito al monumentale doppio lavoro “Departure Songs”,  edito nel 2012 per l’etichetta domestica Hammock Music, esce sotto l’egida della medesima il nuovo album del valoroso duo di Nashville, “Oblivion Hymns”. Non siano da considerare casuali le loro precedenti e virtuose collaborazioni artistiche con Steve Kilbey e Tim Powles dei leggendari Church e con gli eterei elfi islandesi Sigur Ròs. E di ambientazioni sonore di mera iridescenza, presto sfumante nell’ombra di gotici anfratti orchestrali, Andrew Thompson e Marc Byrd  ne elargiscono in gran copia, ottimamente affiancati dal Love Sponge Quartet e coadiuvati alla voce, in Tres Dominé, da Tim Showalter, in arte Strand Of Oaks. Una gradevole miscellanea di suoni ambient, reminiscenze post-rock, folk cosmico e brumosi riferimenti sinfonici, già evidente sin dall’incipit, la maestosa My Mind Was A Fog…My Heart Became A Bomb. Liquide scie di chitarra appena accennata contraddistinguono l’intro di Then The Quiet Explosion, che poi s’evolve verso sonorità di placida ascensione a una sorta di iperuranio, ammantata dell’ulteriore velo poetico di un coro di voci infantili. Tratti chitarristici di pura matrice meditativa, rinvianti a taluni frammenti dell’opera musicale di un Bill Nelson, inaugurano la traccia successiva, Turning Into Tiny Particles…Floating Through Empty Space, mentre di mera e inequivoca impostazione ambient è Like A Valley With No Echo, sognante cavalcata sonora lungo sentieri drappeggiati da foglie purpuree . Il mood resta inalterato anche nelle successive Holding Your Absence e Shored Against The Ruins…Drowning In Ten Directions, dove a rifulgere in soprannaturale splendore sonoro è la fuga celeste degli archi, sostenuta dal morbido tappeto delle tastiere. Poetica in sommo grado e colma di raffinatezze armoniche è certamente I Could Hear The Water At The Edge Of All Things, al centro della quale l’elemento ‘acquatico’, rappresentato immaginificamente dal flusso della tastiera, rileva superbamente, e il coro di voci puerili che vi si affianca dona un velo di melanconico romanticismo all’insieme. Intessuta di melodie più immediate, In The Middle Of This Nowhere, con il frullo degli archi che tende a rilasciare quasi una lacrimazione di note, riesce come la traccia più toccante e pregna di gotico spleen dell’intero album. Hope Becomes A Loss si distende in lente volute, a mezz’aria, lungo cammini di pura evanescenza, mentre, a far da suggello ideale, la conclusiva Tres Dominé, con la voce di Tim Showalter modulata come su un’antica scala celtica, imprime il definitivo stigma a un disco dalla bellezza ancestrale, un flusso di pura plasticità melodica che risale dalle cupe profondità dell’oblio, per sciogliersi in inno.

 

Voto: 8/10
Rocco Sapuppo

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