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26 Gennaio 2013 , ,

AA.VV. NUGGETS: ANTIPODEAN INTERPOLATIONS OF THE FIRST PSYCHEDELIC ERA

2013 - Warner Music Australia
[Uscita: 23/11/2012]

Autori Vari, Nuggets: Antipodean Interpolations of the First Psychedelic Era (Warner Music Australia, 23 novembre 2012Sono certa che nel leggere il titolo di quest’album molti drizzeranno le antenne (e vi anticipo subito che fate bene). La parola “nuggets” (pepite) è per gli amanti del garage anni ’60 quasi una parola magica da quando nel 1972 Lenny Kaye, lo storico chitarrista di Patti Smith e produttore musicale, ha curato la raccolta “Nuggets: Original Artyfacts from the First Psychedelic Era, 1965-1968” che la Elektra Records gli aveva commissionato: 27 brani di dirompente garage rock e psichedelia americani degli anni ’60 riuniti in un doppio vinile. Se non il meglio del garage sixties americano, di certo quell’album presentava una selezione molto rappresentativa di un’intera epoca e della forza travolgente di quel tipo di suono. A molti di noi, che quel doppio vinile conserviamo gelosamente, l’operazione firmata da Lenny Kaye ha aperto un mondo, spronandoci alla meticolosa e incessante ricerca di ulteriori produzioni di quelle mitiche band. Ma il doppio Nuggets (poi ristampato anche su cd) ha lasciato un segno profondo anche nella storia della musica poiché quell’operazione filologica è stata il punto di avvio di numerose serie musicali simili uscite negli anni successivi, tra Nuggets, "Pebbles" e "Back from the Grave", e ha influenzato moltissime band che da lì a poco sarebbero andate a popolare l’universo punk, per non parlare – ovviamente – di tutti quei gruppi che negli anni ’80 hanno dato vita al fenomeno del neo-Sixties.

 

Nel 2012 il doppio Nuggets dell’Elektra ha dunque compiuto 40 anni e per celebrarlo la Warner Australia ha dato alla luce quest’altra pepita della serie, con l’intento anche di sottolineare l’influenza che l’operazione di Lenny Kaye ha avuto sulla scena garage australiana. In “Nuggets: Antipodean Interpolations of the First Psychedelic Era” diciotto band australiane contemporanee rivisitano altrettanti brani tratti dalla compilation originaria e lo fanno in maniera assolutamente convincente, tanto da conquistarsi l’approvazione dello stesso Lenny Kaye nella presentazione a sua firma che accompagna l’albumAutori Vari, Nuggets: Antipodean Interpolations of the First Psychedelic Era (Warner Music Australia, 23 novembre 2012 insieme a quella di David Fricke della rivista “Rolling Stone”. L’impresa di cimentarsi con tanti e tali classici del garage non era priva di rischi, anzi era una vera arma a doppio taglio: se da un lato, infatti, i brani da cui si trae ispirazione sono talmente straordinari da stare in piedi da soli, anche in assenza di interpretazioni particolarmente talentuose, il rischio era che, proprio per questo, l’impresa perdesse di valore e scadesse nella noia della ripetizione all’ascolto, rendendo inutile e poco appetibile un’uscita discografica del genere.

 

Invece il risultato è assolutamente degno di nota e l’operazione è riuscita in pieno. La maggior parte delle band riesce a dare un’interpretazione personale e attualizzata di quei grandi classici, pur nell’assoluta fedeltà agli originali. Non c’è neanche un attimo in cui si perdano di vista le composizioni originali nelle loro scansioni sonore, eppure la personalità delle giovani band australiane emerge quasi sempre, dove più dove meno intensamente. Ciascuna band sembra abbia voluto cogliere una delle caratteristiche musicali che compongono i brani degli anni ’60 e farla sua, esaltandola e personalizzandola. Così la versione dei Velociraptor del classico degli Electric Prunes I Had Too Much To Dream (Last Night) diventa più punk e carica di fuzz rispetto all’originale e un'identica virata verso una ritmica punk tocca a Dirty Water degli Standells nell’interpretazione dei Pearls, che si avvale anche di un’intrigante seconda voce femminile.

 

pondLiars, brano pop dei Knickerbockers assume un'inaspettata potenza garage-psych nella versione degli Straight Arrow, mentre la cantilenante An Invitation to Cry dei Magicians viene dirottata verso sonorità acide dagli Eagle and the Worm. Just Like Romeo and Juliet, tranquillo brano in stile '60 un po' votato al rhythm & blues nella versione di Michael and the Messengers, con i The Gooch Palms sembra fare un salto di oltre dieci anni ed esssere uscito da un fruttuoso incrocio tra i Ramones e i Cramps. Ma, in generale, le versioni che più si distaccano dagli originali sono anche le più interessanti, come la bella cover Hey Joe, con una dilatazione psichedelica nell'assolo dei notevoli Pond, progetto parallelo dei Tame Impala, o la venatura freakbeat che assume il brano dei Chocolate Watch Band Let's Talk About Girl nella resa dei Frowning Clouds, o ancora la versione di Baby Please Don't Go degli Amboy Dukes che con i Baptism of Uzi prende sembianze floydiane in una delle rivisitazioni più riuscite dell’intera raccolta. Un omaggio, questa raccolta, che dimostra le potenzialità di quei brani suonati con pochi accordi nei garage degli anni '60, brani inossidabili ma malleabili, che trattati con i mezzi sonori attuali acquisiscono una potenza assoluta. Unica nota negativa dell'operazione, l’uscita dell’album solo in CD e in download digitale e non in vinile.

Voto: 9/10
Rossana Morriello

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