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6 Giugno 2014

Stiff Little Fingers NO GOING BACK

2014 - Pledge Music/Rigid Digits
[Uscita: 15/03/2014]

stiff little fingersErano undici anni, da “Guitar & Drum”, anno 2003, che gli Stiff Little Fingers non pubblicavano un disco. Problemi con le case discografiche, pare, ma soprattutto una vena creativa che non dava più grandi frutti. Lo stesso Jake Burns, storico bandleader, confessava di scrivere ormai canzoni più per dovere che per effettiva ispirazione ed era così scontento dei risultati ottenuti da sospendere la composizione di un nuovo album previsto per il 2008, anno in cui avrebbe doppiato il fatidico capo dei cinquant’anni. In effetti lo stimolo creativo non aveva abbandonato del tutto il prode Jake e i suoi accoliti, che, comunque, hanno continuato una lodevole attività dal vivo. Già nel 2011, durante i concerti, i nostri annunciavano che un nuovo album era in via di registrazione, presentandone alcuni brani tra l’approvazione dei tuttora numerosi fans. E’ proprio grazie alla generosità di questi ultimi, che hanno aderito in massa al progetto di autofinanziamento lanciato dagli Stiff Little Fingers tramite la piattaforma Pledge Music, che si è arrivati all’effettiva pubblicazione del disco, ovviamente autoprodotto dalla band.

 

I quattro membri del gruppo, Jake Burns, Ian McCallum, Ali McMordie e Steve Grantley, nella classicissima formazione “due chitarre, basso e batteria”, si mostrano in copertina sullo sfondo di un tipico vicolo delle periferie britanniche, senza nascondere il tempo che passa, tra pancetta, capelli grigi e nequizie varie. E di tempo ne è passato, dall’epopea dei primi due dischi, “Inflammable Material” e “Nobody’s Heroes”, due capisaldi della prima stiff little fingersondata punk, fortemente ispirati da quanto avveniva all’epoca nella natia Belfast e nell’Ulster tutto. Cosa rimane dunque del furore, dell’ira, del sudore e delle lacrime di capolavori come Suspect Device e Alternative Ulster? Iniziamo col dire che il gruppo sembra ancora funzionare, i riffs di Burns hanno un’anima e l’antica rabbia, al momento generosamente diretta contro banchieri, produttori discografici e in generale contro un mondo dominato dall’egoismo (come dar loro torto?) è ancora viva. Per il resto, è meglio evitare i paragoni scomodi, i primi album erano definitivamente un’altra cosa. Questo è un discreto album di rock “mainstream”, un po’ retrò, con i suoi bei chitarroni in evidenza, di piacevole ascolto ma senza acuti, molto “british” nei suoni e nello stile. Si segnalano, tra i brani, l’opener Liar’s Club, un rock’n’roll potente dedicato alle simpatiche bugie grazie alle quali i due sodali Bush e Blair hanno scatenato la guerra del Golfo, Full Stream Backwards, introdotta da un basso pneumatico, ispirata alla crisi bancaria nel Regno Unito, il rifferama di One Man Island. In sostanza, un album che si fa ascoltare, ma niente di più    

 

Voto: 6/10
Luca Sanna

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