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30 Luglio 2018 ,

Phil Haynes & Free Country MY FAVORITE THINGS (1960-1969)

2018 - Corner Store Jazz
[Uscita: 01/06/2018]

Stati Uniti  

 

My_Favorite_Things_CoverPhil Haynes con il suo progetto Free Country giunge al terzo lavoro nel corso di quasi due decenni. Accompagnato dai suoi fidati collaboratori, Hank Roberts al violoncello, storico partner nel Bill Frisell Quartet, Jim Yanda alla chitarra e Drew Gress al contrabbasso. Haynes rilegge nelle sue opere tutta la musica americana, ma qui omaggia anche i Beatles, concentrando l'attenzione dal 1960 al ‘69. E' una rilettura postmoderna, atipica, dissacrante che si appropria di storici brani del periodo, spaziando tra tutti i generi musicali, introducendo due concetti interessanti: la decostruzione musicale ed iniettando dosi di bluegrass in ogni traccia. La decostruzione permette al batterista dell'Oregon di cercare all'interno di un brano le  fratture, le pieghe i vuoti che ogni motivo racchiude, si tratta di disseminare profondamente ogni particella di quel brano. People Are Strange dei Doors viene rallentata, Roberts con la sua voce profonda e calda ricostruisce  una nuova idea al motivo e circa a metà i quattro si concedono momenti di improvvisazione. 

Se Resolution, uno dei tanti omaggi a John Coltrane, vede il bluesgrass calare e l'anima jazz definirsi in maniera efficace,  altri brani divertono, ci fanno sorridere: Star Trek Theme, tema scritto dal compositore Alexander Courage per la famosa serie televisiva freedi fantascienza, è causticamente spassoso con la chitarra di Yanda che improvvisa sul tema ripetuto da Roberts. Little Wing rispetta l'anima blues dello storico brano di Jimi Hendrix rallentandone lo sviluppo e sostituendo la chitarra con il violoncello. Let it Be dei Beatles si trasforma in una ballata country e Here Comes The Sun viene divisa in due momenti: nel primo ritroviamo il tema appena accennato, in Here Comes The Sun (Reprise) la traccia viene dissacrata aumentandone la velocità e provocando un senso di velata ilarità. Phil Haynes (al centro nella foto a destra) si diverte, omaggia e dissacra, allo stesso tempo, la musica americana per un progetto che rispetta le peculiarità di un musicista che nel corso della sua carriera ha sicuramente esplorato le mille pieghe del jazz. 

 

Voto: 7/10
Nicola Barin

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