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4 Aprile 2012 , ,

Killing Joke MMXII

2012 - Spinefarm Records/Universal
[Uscita: 2/04/2012]

killing joke MMXII# Consigliato da DISTORSIONI

E' quasi inutile presentare i Killing Joke, veterani di mille battaglie (vinte, per la maggior parte) dal lontano 1979 ai giorni nostri, tra scioglimenti, cambi di formazione, esaurimenti nervosi e trip esoterici. Quello che conta è che si tratta di un gruppo di importanza capitale nell'evoluzione che, dal furioso punk del '77, ha portato alle mille contaminazioni di questo con il metal, con l'elettronica e il pop che oggi siamo abituati a chiamare post-punk. Ad essi devono ringraziamenti e genuflessioni varie decine di gruppi del calibro di Nirvana (con cui ci fu anche una querelle per un mezzo plagio), Ministry, Nine Inch Nails, Porcupine Tree, Scorn, Soundgarden, Korn, addirittura i “giovani” Franz Ferdinand. E si potrebbe andare avanti con le citazioni, ma queste possono abbondantemente bastare per capire con chi abbiamo a che fare. Questo “MMXII” è il quindicesimo album della band, ma è solo il terzo registrato nella formazione originale (Jaz Coleman, voce, Kevin “Geordie” Walker, chitarra, Martin “Youth” Glover, basso e Paul Ferguson, batteria).

 

A sentir loro, la “definitiva” riunione si è verificata al funerale del povero Paul Raven, a lungo bassista al posto di Glover, deceduto per un attacco di cuore nel 2007. Questo evento luttuoso avrebbe quindi avuto sui quattro un effetto unificante, con la presa di coscienza della mortalità e dell'importanza che la formazione aveva per loro. E allora, per una volta, ci tocca ringraziare un funerale per averci restituito un grande gruppo, in altrettanto grande forma, già con l'album del 2010, “Absolute Dissent” e, a maggior ragione, oggi con questo epocale, fin dal titolo, “MMXII”. Il sound è granitico, pesante, la voce di Jaz Coleman oscilla tra il ruggito e l'urlo rauco, i tre strumentisti spingono come gli stantuffi di una locomotiva, ma non è tanto la velocità l'obiettivo ricercato, quanto la possanza. I Killing Joke non sono un fottutissimo frecciarossa, ricordano di più, per continuare con le metafore ferroviarie, il treno merci impazzito di Unstoppable. Salvo che, loro, sanno esattamente dove ci vogliono portare: il biglietto da pagare è l'ascolto di questo album.

 

Ma è un bel pagare: guardatevi il video di In Cythera, scelto dal gruppo per anticipare l'uscita dell'album, un pezzo tra i meno “duri”, ma che si aggrappa ai neuroni in modo inestricabile, sentite la tellurica, lunga opener Pole Shift, un inno protoambientalista (si parla della migrazione dei poli magnetici e paure varie connesse...), la seguente FEMA Camp, con un'agghiacciante synth ad annunciare il rifferama di Geordie Walker, su cui Jaz declama preoccupanti, quanto sacrosantamente vere, notizie sui famigerati campi simil-Guantanamo in costruzione negli Stati Uniti in previsione della proclamazione della legge marziale in caso di attentati. Senza fare l'elenco e l'esame di ognuno dei dieci pezzi dell'album, cito ancora Colony Collapse, ancora un inno a base di giganteschi riff, il punk in Corporate Elect, il metal in Glitch. Datemi retta, scoprite quello che ho detto e tutto il resto: questo è un disco da avere assolutamente!

Luca Sanna

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