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6 Aprile 2013 , ,

Devendra Banhart MALA

2013 - Nonesuch records
[Uscita: 11/03/2013]

DEVENDRA BANHART – MALA -  2013 Nonesuch recordsRecensire il nuovo lavoro lavoro di Devendra Banhart richiede un po’ di tempo in più del necessario. Serve innanzitutto disintossicarsi dall’immagine stessa del personaggio: il passato da busker, le radici stridenti tra Texas e Venezuela, le leggende metropolitane sul suo conto, le migliaia di fan che lo incoronano neo principe azzurro hippie – bohemien gettando maledizioni su ogni sua nuova compagna, il gossip sulle sue relazioni da Natalie Portman ad Ana Kras, la sua carriera artistica, le illustrazioni, la compenetrazione pop tra vita privata ed i testi delle sue canzoni. Molto rumore di fondo che ostacola l’ascolto di “Mala”, l’ottavo album di Banhart. Importante è la scelta del titolo che nasce da una parola presente in  diverse lingue che ha suggestionato l’artista a causa della differenza semantica. Infatti in serbo Mala significa “tenero” mentre in spagnolo “cattivo”.  Nello stesso modo Devendra cerca di riempire con colori complementari le tinte di questo album in cui scorre un felice senso di pigrizia e solarità tipicamente del “sud”.  

 

L’amore cantato nella sua quotidianità, una mistica benedettina del dodicesimo secolo che viene sbalzata nella nostra epoca e vuole diventare una Vj di successo (Fur Hildegard Von Binen), due ex a confronto che si trovano a cantare in tedesco sotto una base musicale trance (Your Fine Petting Duck) sono alcuni degli spunti dei testi scritti da Devendra che apre una quantità di situazioni condite di ironia e giochi di parole. Così anche il pensiero di un incontro sessuale tra due ex può sembrare disgustante, Never Such a Good Thing, oppure si possono trovare versi scritti come degli appunti lasciati su un quaderno di viaggio come nel brano d’intermezzo A Grain. Dal punto di vista musicale le sfumature didevendra banhart “Mala” sono novità rispetto ai lavori precedenti, si nota un maggiore utilizzo di strumenti elettronici, sintetizzatori e chitarre effettate che aprono a suggestioni psichedeliche brani come Fur Hildegard Von Binen, Golden Girls o Won’t you come home. Troviamo una ballata come Daniel, canzoni d’amore latine come Mi Negrita e Mala, un intenso brano strumentale con chitarra solista in finger picking, The Ballad of Keenan Milton, suoni lo-fi accompagnati dal testo recitato di A Grain, brani d’ispirazione folk anni sessanta come Never Such a Good Thing, Won’t you come over e la Donovaniana Hatchet Wound, ritmi in levare con synth (Cristobal Risquez).

 

Oppure episodi più classici come Your Fine Petting Duck, in cui canta l’attuale compagna di Banhart Ana Kras interpretando in un duetto la parte dell’ex pronta alla riconciliazione. Un particolare divertente riguarda il passaggio a metà di questo brano da un ritmo reggaeggiante ad una base trance da club berlinese, sottolineato dai versi cantati in tedesco. L’ultimo brano, Taurobolium, chiude Mala con un Mantra “I can’t keep myself from the evil” ed una linea melodica basata sulla ripetizione dei due accordi per tutta la canzone, accompagnato da un groove di basso morbido per concludersi con la preghiera “Keep me from the evil”.  Banhart, entusiasta della nuova collaborazione con l’etichetta Nonesuch Records, che tra gli altri ha prodotto dischi di Caetano Veloso, David Byrne e Brian Eno, ha confezionato una gustosa “caramella” musicale, piacevole da ascoltare, senza impegno, pigra, solare. La mia top five: Never Such a Good Things, Mi Negrita, Hatchet Wound, The Ballad of Keenan Milton, Your Fine Petting Duck 

Voto: 7/10
Andrea Sgobba

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