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25 Settembre 2017

Godspeed You! Black Emperor LUCIFERIAN TOWERS

2017 - Constellation Records
[Uscita: 22/09/2017]

Canada   #consigliatodadistorsioni  

 

a4189928277_16Godspeed You! Black Emperor, collettivo mutante di Montreal ha attraversato un’era contorta e contraddittoria. Nel suo anarchico rifiuto di procedere lungo le direttive più ordinarie ha scelto vie traverse e ci ha fornito a suo modo un’interessante lettura storica. Sostanzialmente la band ha sfoggiato due diverse incarnazioni separate da un lungo iato decennale. Discografia alla mano si può inquadrare il primo periodo in cui il loro abnorme potenziale strumentale procedeva scollegato, sfilacciato, distorto, nervoso, disegnando scenari cupi, emotivamente carichi di pathos caotico, a tratti violento o sommessamente alienato. Poi “'Allelujah! Don't Bend!Ascend! (Constellation, 2012) riprende le fila di una nuova e marcata coesione.

La polimorfa creatura sembra respirare all’unisono con il suo tempo, è consapevole della portata sovversiva della sua voce. Le trame si addensano e si dilatano con un nuovo andamento armonico. Le progressioni raggiungono picchi di solenne sacralità. Si imbastiscono rituali portentosi pieni di richiami esotici e ineffabili vibrazioni psichedeliche. Tutto culmina nella coerente completezza e compiutezza di un lavoro esponenziale come l’ultimo “Asunder, Sweet And Other Distress“ (Constellation, 2015). “Luciferian Tower” è un capitolo trascendente, maestoso, cesellato da una sezione ritmica che innalza le classiche e furenti cavalcate rock e le fa assopire in innesti misticheggianti, elegiaci, dove entrano in gioco la grazia e l’incanto degli strumenti ad arco e dei fiati.

 

unnamed-44Le otto tracce ancora una volta coerentemente si possono ridurre a quattro movimenti. La formazione a nove elementi rimane pressoché invariata con un cambio alla batteria, Bruce Cawdron lascia il posto a Timothy Herzog. L’album è sempre godibile, le spigolosità appaiono smussate. Le tre suite di Bosses Hang sono narrativa esistenziale di poetica e struggente bellezza. Un alternarsi di stati emotivi, uno sguardo lucido e consapevole che ha nostalgia di un perduto poetico fatto di solitaria evasione ma che attinge a inattesa carica vitale in un malinconico e disperato confronto corale. Il sentire diventa comune e liberatorio, si innalza un furibondo moto di fiera opposizione.

Endorsement che ne mette a godnudo le finalità culturali prima ancora che riduttivamente politiche. I GY!BE denunciano l’impoverimento morale, una logica asservita esclusivamente al profitto. Si riappropriano di una necessaria indulgenza estetica che forse prima non era così sfrontata. Undoing a Luciferian Towers irrompe con il suo crescendo cadenzato, un oscuro bolero disturbato da una finale cacofonia di fiati (si aggiungono in questa traccia la tromba di Craic Pederson, il flauto e il sax di Bonnie Kane). Fam/Famine è come una fragile increspatura che dilaga lieve accarezzando i sensi. La marzialità e i contrappunti delle tre sezioni di Anthem For No State coniugano i riff incalzanti, la delicata immersione strumentale, il baccanale tumultuoso senza mai perdere il filo dell’intreccio polifonico.

Voto: 7,5/10
Romina Baldoni

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