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16 Agosto 2012 , , ,

Lost Sounds Lost Lost: Demos, Sounds, Alternate Takes, and Unused Songs 1999-2004

2012 - Goner Records
[Uscita: 17/07/2012]

lost soundsQuesta recensione non può non partire esprimendo un profondo rammarico per aver perduto due anni fa Jay Reatard (Jay Lindsey), il 13 Gennaio 2010 in quel di Memphis a soli 30 anni per un’intossicazione di alcool e cocaina:  un grande artista e rocker d’inizio terzo millennio, forse il più incisivo ed influente nelle ultime generazioni  a scrivere e suonare  dell’appassionante  garage punk  in bassa fedeltà.  Imperdibile per conoscere le sue vicende il recente documentario “Better Than Something”. Purtroppo  la sua attività artistica è durata appena tredici anni, anche se scorrendo gli annali della storia del rock si può constatare che c’è stato più di uno la cui vicenda umana e musicale si è consumata ben prima. Ma quei tredici anni Jay  li ha vissuti davvero intensamente dando vita a  molti progetti-band, incidendo numerosi dischi, due come solista, quattro con la sua band principale, i Reatards, uno come Final Solutions, Terror Visions, Nervous Patterns, uno con i Bad Times (registrazioni estemporanee con Eric Friedl ‘Oblivian’), tre + uno postumo con i Destruction Unit, in pratica un duo con un’altra bella testolina, Alija Trout, molto attiva nella scena garage di Memphis (The Clears, River City Tanlines, Mouserocket), al canto, chitarre, keyboards, synthesizer, ma anche produttrice, disegnatrice. 

 

Infine Angry Angels ma soprattutto i Lost Sounds, la band più prolifica di Reatard, il progetto più impegnativo insieme ai Reatards, quattro album tra il 2000 ed il 2004. Anche i Lost Sounds sono il prodotto della sintonia artistica (ed affettiva) tra Jay ed Alija Trout, che arricchisce di molto il tessuto  e lo spleen garage e ribelle della band  con gli inserti sintetici dei suoi keyboards.  Gli altri tre membri della band:  Rich Crook, Jonas Garland, Jay Lindsey. Chi non dovesse conoscere affatto i suddetti quattro album  ha l’opportunità con i 23 brani di questo Lost Lost: Demos, Sounds, Alternate Takes, and Unused Songs 1999-2004” di fare la conoscenza  di un grande  e sfaccettato gruppo ‘perduto’, e non si pensi che si tratti di frattaglie di studio recuperate per metter su a due anni dallo scomparsa di Jaylost sounds Reatard una seconda operazione nostalgia, dopo  “Blac Static”, la prima ottima raccolta uscita nel 2011 per la Fat Possum.

 

"Lost Lost" esce per la statunitense Goner Records di Eric Friedl ‘Oblivian’, una delle più incompromesse e valide labels  indie-garage del momento, stessa etichetta e stesso Eric  che fecero incidere ad un Jay appena quindicenne  il primo EP dei Reatards e nel 1998 il primo full-lenght “Teenage Hate”: il giovanissimo ribelle anzi, tenacissimo fan degli Oblivians, aveva deciso dopo aver assistito ai loro shows anfetaminici, di volerne seguire la strada. Questi 23 brani, depositari di una saldissima fede lo-fi,  sono percorsi da un incredibile fascino oscuro e sotterraneo, proprio solo delle grandi band di ogni tempo; sono vivificati da  un dualismo straordinario: il primo polo è l’ispirazione  selvaggia ed inquieta di Jay Reatard, inni punk , ballate intrise di una disperazione assoluta (A Foreign Play, Blackcoats Whitefear, No Count, Die Alone–Promise Me, I Didn’t Mean To Lose You, Read A Requiem Mass 4 Me, I Get Nervous) che trovano viatici differenti per scannarci l’anima, non solo l’assalto alla baionetta del garage punk,  ma suggestioni stratificate, prima tra tutte  lo spleen dark  e  no-escape  di grandi band post-punk  inglesi come Sound, Cure, Joy Division.  

 

lost soundsIl secondo magnetico polo che galvanizzava il sound dei Lost Sounds era il freddo fascino cold wave degli inni artificiali di Alija Trout, eretti dal suo synth e dal vocalismo punk algido e distante che le era caratteristico, ed in questa compilation ce ne sono di straordinari (Throw Away, No One Killer, Wanna Be Used, No Genetic Engineer, Total Destruction, Glued To The Screen), in odore di Suicide, Pere Ubu,This Heat, Cabaret Voltaire. Le alternate takes sono poche in realtà, una da "Black Wave" (2001, Empty Records), tre da "Rats Brains and Microchips"  (2002, Empty R.), una da "Lost Sounds" (2004, In The Red Records). Tra le Unused songs, mai incise ed i Demos  ci sono davvero delle gemme oscure di Jay Reatard, sofferte e dilanianti (A Foreign Play, I Didn't Mean To Lose You, Die Alone-Promise me, No Count).

 

Altrettante le creature inquietanti inedite di Alicja (No Genetic Engineer, Wanna Be Used, Look At me, No One Killer), più un tetro divertissement  (Frankestein Twist), la cover di un perduto brano garage del 1968 (I Cannot Lie, dei Zone V) ed un piccolo incubo cibernetico che pare uscito da un disco dei Chrome (Fighting The Flesh). Davvero tanta carne al fuoco, la Goner ha fatto un lavoro superlativo. Il cuore nichilista dell’arte dei Lost Sounds, una band destinata a scavare un solco profondo nella coscienza del rock a venire,  è  la frustrazione post-industriale di un millennio appena iniziato, carico di incertezze grandi quanto le twin towers buttate giù dai terroristi nel 2001 a New York, greve di mille dubbi e di nessuna risposta.

Pasquale Wally Boffoli

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