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16 Aprile 2016

King Crimson LIVE IN TORONTO, NOV.20, 2015, QUEEN ELIZABETH THEATER

2016 - Discipline Global Mobile
[Uscita: 29/02/2016]

Inghilterra    #consigliatodadistorsioni  

 

DGM5013_booklet_pairs_DGM5001 bookletLa perfezione. E questa recensione potrebbe tranquillamente concludersi qui. I King Crimson pubblicano un live registrato alla fine del 2015 a Toronto e spediscono a casa, con le orecchie basse e la coda tra le gambe, intere orde di emuli progghettari, proggaroli e proggheggianti. Il materiale presente nel doppio album è sbilanciato in modo deciso verso la produzione settantiana della band (ascoltare, a tal proposito, Pictures of a city, col suo inaudito vigore uno degli episodi più riusciti ed emozionanti del disco), mentre sorprende la totale assenza di titoli dalla trilogia pubblicata negli anni ’80. Piccole incursioni nel repertorio degli anni ’90 (Vroom) e 2000 (TheConstruCKtion of light), oltre ad alcune composizioni nuove, disseminate qua e là, alcune dai titoli a dir poco spiazzanti (Radical action to unseat the hold of monkey mind), che in parte avevano già trovato posto, in forme più o meno embrionali, nel flusso incontrollabile di pubblicazioni frippiane, tra live, antologie, demo.

La formazione si potrebbe azzardare a dire che sia la migliore di sempre, con Robert Fripp impegnato tra chitarre, tastiere e tutte le sue ben note diavolerie elettroniche, affiancato dal grande ritorno di Mel Collins ai fiati a simboleggiare gli anni ’70, di Tony Levin al basso e allo Stick, figura di riferimento nella produzione ‘80/’90 della band, e con Jakko Jakszik, voce e chitarra, come esponente del “nuovo corso” crimsoniano. 

 

kingLo schieramento in prima fila sul palco di ben tre batteristi (Pat Mastellotto, Gavin Harrison e Bill Rieflin, quest’ultimo occasionalmente anche tastierista) non è affatto pura e becera “show of force” ma, al contrario, regala imprevedibili e toccanti coloriture sonore. I brani vivono così di due anime: se da una parte, infatti, Collins e Fripp puntano a riprodurre fedelmente le sonorità più vintage della band, soprattutto per quanto riguarda la veridicità dei suoni del Mellotron, dal punto di vista ritmico i vecchi classici attingono a nuova linfa, si trasformano in modo decisamente grintoso e attuale, vengono modernizzati con gusto e intelligenza.

La voce di Jakko si trova perfettamente al suo posto nel riproporre le interpretazioni di Greg Lake, forse un pochino meno con quelle di John Wetton, mentre offre interessanti kingariletture rispetto a quanto faceva Adrian Belew. Finale capace di mettere alla prova le coronarie dei fans di più vecchia data, con una sequenza da brivido come Sailor’s Tale, Starless, The court of the Crimson King e 21st Century Schizoid Man. Se da una parte questo ritorno alle origini sembra quasi un riepilogo di tutta una carriera atto a presagire un doloroso commiato, dall’altra la presenza di vario materiale inedito o quasi fa ben sperare e sognare gli ascoltatori, nell’ottica di una possibile futura reincarnazione del Re Cremisi per uno o più nuovi album in studio. 

Voto: 9/10
Alberto Sgarlato

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