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18 Aprile 2013 ,

Julian Lynch LINES

2013 - Underwater Peoples
[Uscita: 5/05/2013]

Julian Lynch Lines 2013 Underwater peoplesJulian Lynch è davvero un personaggio singolare. E' uno di quei personaggi che trovi rifugiati in un umida cantina, un basement, e buttano giù una miriade di pezzi da riempire centinaia di nastri e demo-tape. Inizialmente è stato una sorta di artigiano fai da te alla maniera di un altro grande come Daniel Johnston, poi grazie all'interessamento di qualche oscura etichetta  riesce a produrre e distribuire ben quattro album a suo nome. Julian è originario del New Jersey e fin da piccolo pare portato per la musica, impara infatti ben presto a suonare la chitarra e pure il clarinetto. Nel frattempo trasferitosi nel Wisconsin trova il modo di studiare pure antropologia e etnomusicologia, ovvero la scienza che studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli  extraeuropei: fondamentalmente un bravo ragazzo che studia di giorno e suona la notte. Perché la musica è sempre stata nella sua testa ed infatti in rapida successione incide nel 2008 tre CD-R di cui uno porta ironicamente il titolo "Born2Run", con ovvio riferimento al conterraneo Boss ed al disco che gli ha dato la gloria. Di lì a poco grazie alla Olde english spelling bee vengono alla luce i suoi primi due albums, i più che promettenti "Orange you glad" (2009) e "Mare" (2010). Innamorato a quanto pare dell'Italia o quantomeno della nostra lingua il terzo lavoro lo intitola "Terra" (2011) ed è il suo lavoro più compiuto e maturo, ricco di splendide composizioni ai confini del progressive.

 

Per la gente della Underwater Peoples, che già aveva prodotto il disco sopra citato esce ora il quarto album di Lynch, al solito con un titolo breve ma stavolta in inglese, "Lines". Difficile descrivere a parole i superbi arrangiamenti, al solito curatissimi, che delineano i tratti di questo ammaliante lavoro. Ed altrettanto difficile ingabbiare Julian in un determinato filone o genere musicale. Si tratta di un essere errabondo, un' anima solitaria,  con un gusto ed una predisposizione per certe oscure melodie dal cui ascolto è difficile uscire indifferenti. Strabiliante la facilità con cui Lynch suona ed alterna strumenti diversi, dalla chitarra, al clarinetto, al moog. Splendido il pezzo che intitola il disco, Lines, nel più classico stile indie folk, con inserti fiatistici davvero di grande fascino. Sulla stessa linea sono altre canzoni magiche dalle atmosfere sospese come Horse chestnuts, con i Can di "Future days" o "Soon over Babaluma" ad occhieggiare e Yawning con un suono minimalista quasi rileyano.

 

Molto suggestivi i due movimenti di Carlos Kellyi I e II,  con il secondo che è una specie di ballad stralunata mentre è pura psichedelia quella che trasuda da brani come l'iniziale Going e da Gloves  con unico paragone possibile il Matt Johnson irripetibile del primo disco, "Burning blue soul" (1981). Chiudono gli otto minuti di Onions, qualcosa che sta a metà fra le magie canterburiane e Frank Zappa. Il disco esce rigorosamente in vinile ed il rischio che diventi un oggetto da collezione, per pochi intimi insomma, appare decisamente alto. Julian Lynch continuerà ad essere stimato come artista underground, con pochi ma fedeli estimatori ed un altro talento sarà presto dimenticato e consegnato ai posteri. E' una constatazione realistica la mia più che un augurio ma sarò ben lieto di sbagliarmi. Disco affascinante questo "Lines" ma mai come in questo caso usare il termine unico risulta decisamente più appropriato.

 

Voto: 8/10
Ricardo Martillos

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