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22 Luglio 2014 ,

Fedora Saura LA VIA DELLA SALUTE

2014 - Pulver Und Asche
[Uscita: 09/06/2014]

Fedora-Saura_la-via-della-saluteNel migliore dei mondi possibili negli anni ’80 Giovanni Lindo Ferretti avrebbe guidato una coalizione europeista aperta al vicino Oriente e oggi sicuramente i Fedora Saura sarebbero uno dei gruppi di punta del panorama italiano. I ticinesi, che tornano dopo “Muscoli in Musica/ Scelta degli Uguali” del 2011, propongono la curiosa utopia filosofico-musical-politica ed il situazionismo volti  a scuotere gli animi dei “compagni cittadini fratelli partigiani” italiani e a riscoprire il senso nichilista di un’Europa unita, laica, anti-capitalista. Le armi di cui si servono i rivoluzionari elvetici di Fedora Saura sono il linguaggio della vecchia e gloriosa new-wave italiana, la teatralità di Gaber, la ieraticità (tutta mitteleuropea) di Kurt Weil per dar vita a dei veri e propri funky kraut, mantra orientaleggianti, post punk da marxismo armato; si evoca addirittura il filosofo tardo ottocentesco Carlo Michealstaedter, che si definiva “tipico rappresentante della mentalità materialistica dell’Ottocento”, nato a Gorizia, a rinforzare ancora di più l’immaginario di riferimento: quello dei confini  nord orientali dell’Italia, quelle che si chiamavano “terre irridenti”(siamo per l’appunto nel centenario della Grande Guerra),  che poi avevano convissuto con il comunismo della Jugoslavia e da sempre crogiolo di popoli, da nord, da est, da sud.

 

Fedora-Saura-2E’ quindi anche una lezione di geografia storica quella dei Fedora Saura, è un raccontare una storia tutta italiana, già sentita, che però ha a disposizione strumenti troppo deboli: nonostante musicalmente il gruppo abbia una forza notevole, come nella primitiva Continentale, nella no-wave esasperata dell’iniziale Peso/Mondo (della civiltà civetta), nel raga turco, ossessivo, in crescendo, di Soma Pneumatico o nell’ultima parte del medley Ex Europa Samba, Bagatella, l’effetto copia di Ferretti e di Gaber è inevitabile nella voce del cantante Marko Miladinovic. Caricaturale, borbottante (alla John Lydon), calligrafica, nasale, in alcuni episodi enfaticamente esaltante (Soma Pneumatico, La natura (L'uomo Per Primo), Bagatella), mentre srotola testi di difficile interpretazione, metafisici e futuristi, dove le parole non hanno peso singolarmente ma vengono ammassate dietro questo concetto di nuova Europa e si perdono nell’estetismo puro dell’intellettualità, nella bellezza della parola in sé, senza Fedora-Saura-2nessun significato apparente. Anche le critiche più palesate alla civiltà occidentale filo-liberista sono blande, prive di alcun sentimento (“Per la nostra età non vogliamo Pubblicità!”, oppure “Il popolo è pronto per la rivoluzione/scontrino alla mano questa volta sarà nostra!”), e diventa la fiera di quel sentimento, tipico degli anni ’80 dei giovani italiani, quelli divisi tra Pankow, la DDR e la via Emilia. E’ sempre il solito, vecchio e logoro spettro che si aggira per l’Europa.

 

Voto: 6.5/10
Ruben Gavilli

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