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1 Gennaio 2019 , ,

Tim Hecker KONOYO

2018 - Kranky
[Uscita: 28/09/2018]

Canada   #consigliatodadistorsioni     

 

Tim-Hecker-Konoyo-coverTim Hecker è certamente uno dei compositori di musica elettronica contemporanea di maggior talento. Nel corso dei diciotto anni di carriera ha descritto i precari equilibri dell’amore (“Radio Amor”, 2003), l’osservazione della realtà attraverso le lenti distorte del rumore ("Harmony in Ultraviolet", 2006), le regioni immaginarie delle mente (“An Imaginary Country”, 2009), le forme fisiche del decadimento (“Ravedeath, 1972”, 2011), le forme sacre del minimalismo ("Virgins", 2013), le liturgie estetiche della post-modernità (“Love Streams”, 2016). Il musicista canadese ha messo a punto negli ultimi anni una tecnica compositiva che prevede l’utilizzo di registrazioni naturali che sottoposte ad operazioni di filtraggio, deformazione ed alterazione in spettro, riescono a mantenere l’essenza del suono originario nonostante la pesante trasfigurazione. Il materiale per "Ravedeath, 1972" proviene dalla musica per organo a canne eseguita in una chiesa di Reykjavik in Islanda, quello di "Virgins" da partiture orchestrali per clavicembalo, per Love Streams  si è servito dell’esecuzione da parte dell'Icelandic Choir Ensemble di spartiti prodotti dall’elaborazione al computer delle composizioni del musicista rinascimentale Josquin Desprez.

 

Anche l’ultimo “Konoyo” segue un medesimo approccio compositivo. In questo caso, Hecker fa sue le registrazioni delle performance strumentali dell’ensemble Tokyo Gakuso, che ripropone la tradizione classica gagaku che veniva eseguita presso la Corte Imperiale di Kyōto durante l’VIII secolo d.c.. Tutto l’album è impregnato di sonorità drone eseguite dall’ensemble giapponese con l’utilizzo dei flauti traversi e organi a bocca, heckercompletamente trasfigurate per realizzare un ulteriore affresco post-moderno, come appare chiaro dall’ascolto della traccia This life. Negli ultimi anni questo processo di decostruzione è diventato sempre più dadaista, come confermato dalle ultime collaborazioni di Tim Hecker (nella foto a fianco, di Todd Cole) con Daniel Lopatin (Oneohtrix Point Never), maestro della manipolazione ipnagogica. Anche la copertina mostra lamiere e materiali di vari tipi assemblati in una composizione dada. L’obiettivo è la costruzione di un nuovo spazio topologico in cui possano coesistere il naturale e l’innaturale, il reale ed il virtuale, l’armonico ed il dissonante. Si ascoltino a tal proposito le tracce In Death Valley e Mother Earth Phase. Anche il Giappone descritto in "Konoyo" è allo stesso tempo irreale ed iperreale. Alla base, come riportato anche nelle note di copertina, vi è una ricerca sullo spazio negativo (Keyed Out), ovvero l’area che circonda e contestualizza il soggetto principale in una foto. In "Konoyo" i ruoli tra il positivo ed il negativo sono invertiti. Il rumore di fondo e i colori ultravioletti in costante disfacimento diventano gli interpreti delle composizioni di Tim Hecker. Il brano conclusivo Across to Anoyo intreccia pezzi di mondi diversi in un tutt’uno. Un album che conferma il valore del musicista canadese. 

 

Voto: 7/10
Felice Marotta

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